Covid, l'avvertimento di Roberto Burioni sull'immunità di gregge
"Possiamo scordare l’immunità di gregge senza vaccino". Lo scrive Roberto Burioni commentando i dati sulla sieroprevalenza del coronavirus in Italia
Il virologo Roberto Burioni ha spiegato che i preoccupanti dati emersi da uno studio sierologico, che ha individuato il coronavirus in oltre un milione di italiani, mostrerebbero cifre troppo basse per garantire l’immunità tra la popolazione. In un post su Facebook, abbinato a un articolo sul suo blog scientifico, Medical Facts, l’esperto ha sottolineato l’importanza del vaccino nella lotta contro i contagi da Sars-Cov-2.
“L’immunità di gregge senza vaccino possiamo scordarcela“, ha scritto Roberto Burioni. “Avete sentito sicuramente diversi politici, per fortuna non italiani, auspicare il raggiungimento dell’immunità di gregge attraverso la diffusione dell’infezione naturale da coronavirus. Uno studio recente apparso su Lancet indica che questa strada non è percorribile”.
“Infatti, mentre in Italia le indagini sierologiche vanno a rilento, iniziano a essere pubblicati i dati riguardo alla sieroprevalenza – ovvero il numero di persone che hanno nel loro sangue gli anticorpi contro il coronavirus – in zone dove l’epidemia è stata particolarmente intensa”, ha scritto il virologo su Facebook.
“La sostanza è molto semplice. La grandissima parte della popolazione, sopra l’80%, non è entrata in contatto con il coronavirus, anche nelle zone dove ha avuto una intensa circolazione. Questo è accaduto anche nelle nazioni, come la Svezia, dove non c’è stato un lockdown particolarmente severo”, ha evidenziato Roberto Burioni.
“Ovviamente questi studi hanno limitazioni: misurano gli anticorpi, e ancora non sappiamo che relazione ci sia tra la presenza degli anticorpi e la protezione, e neppure siamo certi che tutti gli individui infettati abbiano poi sviluppato la sieropositività, per cui questi dati hanno un’area di incertezza”, ha sottolineato il virologo.
Roberto Burioni ha poi riportato le parole di un editoriale della rivista inglese Lancet: “Considerando queste scoperte, qualunque proposta che speri di ottenere l’immunità di gregge attraverso l’infezione naturale non solo è inaccettabile dal punto di vista etico, ma pure destinata a non ottenere il risultato sperato. Con una gran parte della popolazione ancora suscettibile all’infezione, la circolazione del virus può ritornare velocemente a quella che caratterizzava l’inizio della pandemia se si abbandonano le misure di prevenzione”.
“Insomma, come per tutte le altre infezioni, per l’immunità di gregge ci vuole il vaccino”, ha concluso Roberto Burioni. “Nel frattempo, senza paura e senza panico, continuiamo a vivere la nostra vita di sempre con qualche precauzione in più. Portare la mascherina nei luoghi affollati non è un sacrificio così drammatico, e sono sicuro che il disagio è solo questione di abitudine“.