Riaperture a maggio, gli esperti frenano. I fattori di rischio
Il dibattito sulle riaperture per maggio è ancora nel vivo, ma alcuni esperti sono scettici
Sono giorni decisivi per quanto riguarda le riaperture di molte attività commerciali previste (e auspicate) per maggio, allo scadere dell’attuale decreto Covid che ha cancellato per un mese la zona gialla. Ieri la Conferenza delle Regioni ha sottoposto al governo il documento contenente le linee guida per le riaperture, mentre oggi la Cabina di regia presieduta dal premier Draghi dovrà prendere delle decisioni.
Alla riunione hanno presenziato anche i ministri Roberto Speranza, Maria Stella Gelmini, Giancarlo Giorgetti, Dario Franceschini, Stefano Patuanelli, Elena Bonetti, assieme agli esperti Silvio Brusaferro dell’Iss e Franco Locatelli del Cts.
Le linee guida delle Regioni
In mattinata il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga ha detto a “Radio Anch’io” su Rai Radiouno che i governatori non cercano lo scontro col governo, e che la proposta è stata “costruttiva”. Nel documento si sono privilegiate le aperture di attività che si possono svolgere all’aperto, ha detto Fedriga.
Per quanto riguarda gli spostamenti tra regioni, “nel processo di graduale riapertura, ovviamente dovremmo andare in quella direzione”, ha detto Fedriga, alludendo alla possibilità di poter varcare nuovamente in confini regionali.
Ma a rappresentare un ostacolo per le riaperture sono i numeri della campagna vaccinale che stenta ancora a decollare: l’obiettivo delle 500mila vaccinazioni giornaliere, stabilito dal commissario per l’emergenza Figliuolo, non è stato ancora raggiunto. Ed è sicuramente un elemento di cui bisognerà tener conto.
Riaperture a maggio, cosa dicono gli esperti
Un altro aspetto rilevante è quello che riguarda i contagi all’aperto. Sebbene i rischi siano molto bassi secondo un recente studio, non è possibile eliminarli del tutto. Il virologo Roberto Burioni, con una serie di tweet, ha voluto infatti sottolineare: “Quando dico che all’aperto il contagio è molto più difficile 1) non significa che è impossibile 2) l’affermazione non è valida se siete all’aperto e – per esempio – vi state baciando in camporella”.
Burioni ha poi evidenziato che “con la dominanza della variante inglese, all’interno di un luogo chiuso e non adeguatamente ventilato la distanza di due metri NON È in alcun modo sufficiente per impedire il contagio”. Un’osservazione che quindi richiederebbe ulteriori attenzioni e misure per le attività al chiuso.
Anche il microbiologo Andrea Crisanti ha espresso il suo scetticismo in merito alle riaperture, facendo un confronto con il Regno Unito: “Boris Johnson nel Regno Unito ha riaperto pochi giorni fa avendo 40 morti, 2 mila casi al giorno e il 65% della popolazione vaccinata. Noi invece abbiamo ogni giorno quasi 400 morti, 16 mila casi e appena il 10% della popolazione vaccinata. Io penso che una differenza con noi ci sia”.