Riapertura scuole a settembre, bufera: cosa ha detto la Azzolina
Dopo l'annuncio della ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina sulla possibile didattica mista nelle scuole a settembre è esplosa la polemica
È esplosa la polemica dopo le dichiarazioni della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina sulle modalità previste per la riapertura delle scuole a settembre. Nel corso di un’intervista a ‘SkyTg24’, la Azzolina ha detto: “Una delle opzioni possibili per il ritorno a scuola è la didattica ‘mista’, con metà studenti in classe e metà collegati da casa”.
La ministra ha poi aggiunto: “La settimana è composta da 5 o 6 giorni di scuola, l’idea è che metà studenti vadano per metà settimana in classe de visu e l’altra metà collegati da casa a seguire quello che l’altra metà della classe fa in presenza. Così la socialità resta e il programma va avanti per tutta la classe”.
Ancora la Azzolina: “I bambini delle elementari devono tornare a scuola a settembre, è un segmento troppo delicato della vita scolastica, quella in cui si impara a leggere, a scrivere e far di conto, come si diceva un tempo.
La ministra non ha chiarito se i bambini indosseranno o meno le mascherine: “Questo non lo so dire, stiamo lavorando con il Comitato tecnico scientifico. Certo, è più difficile per i più piccoli rispettare le regole del distanziamento sociale”.
Riapertura scuole a settembre: la polemica
I deputati di Italia Viva in commissione Cultura, Gabriele Toccafondi e Michele Anzaldi, hanno osservato in alcune dichiarazioni riportate da ‘Agi’: “Le dichiarazioni della ministra Azzolina sono uno schiaffo al Parlamento, agli alunni e alle famiglie. Annunciare in un’intervista televisiva e non nelle sedi istituzionali, a quattro mesi dal prossimo anno scolastico, soluzioni non ancora discusse con nessuno appare grave, nonché totalmente irrispettoso delle commissioni parlamentari. Non è il ministro che decide da solo, in una sorta di replay dei dpcm già visti con il presidente del Consiglio, ma sarà il Parlamento a valutare”.
Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, ha dichiarato: “Le parole del ministro Azzolina rivelano un’approssimazione francamente inaccettabile. Innanzitutto c’è un problema di metodo: il ministro dell’Istruzione dovrebbe fare certi annunci solo in Parlamento, non utilizzando studi televisivi. Il progetto di Azzolina per la riapertura di settembre è distante anni luce dai bisogni reali di ragazzi e famiglie. Il diritto all’Istruzione non può abdicare al virus, i genitori non vanno abbandonati dallo Stato. Chi dovrebbe accudire i figli nei 3 giorni a settimana nei quali non potrebbero andare a scuola? Il governo dovrebbe dare prospettive e certezze alle famiglie e ai giovani, a casa da quasi due mesi, invece continua a produrre solo caos”.
Licia Ronzulli, presidente della commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, ha affermato in una nota riportata da ‘Ansa’: “Metà in classe e metà a casa? Basta con queste idee a dir poco ridicole se non addirittura discriminatorie. Non ne abbiamo avute già abbastanza di disuguaglianze tra alunni da quando sono state chiuse le scuole? Al ministro Azzolina non piacciono le classi pollaio? Neppure a noi, ne sia certa. Il governo non perda altro tempo, si utilizzino questi 5 mesi per modernizzare gli istituti, prevedendo classi più spaziose, installando divisori (come stanno facendo gli uffici), predisponendo sanificazioni quotidiane degli ambienti e dotando le classi di gel igienizzanti, mascherine e guanti”.
Ancora Licia Ronzulli: “L’incapacità del ministro Azzolina non faccia altri danni. Altrimenti, se non se ne è capaci, meglio fare un passo indietro”.
Al centro della bufera c’è anche il tema delle assunzioni. Su ‘Facebook’, Matteo Orfini del Pd ha scritto: “La ministra Azzolina è andata in tv dicendo che la maggioranza che vota la fiducia al governo di cui fa parte ‘mente spudoratamente’. Lo ha detto rivolto al Pd, a Leu e al gruppo delle Autonomie che hanno secondo lei evidentemente la gravissima responsabilità di voler lavorare alla stabilizzazione dei precari attraverso una procedura concorsuale differente da un test per crocette fatto in piena pandemia”.