Renzi: pesanti accuse del tesoriere Pd, Luigi Zanda
Secondo il senatore dem, Matteo Renzi sarebbe responsabile di aver gestito male le finanze del Pd in favore delle sue iniziative personali
Il tesoriere del Pd, il senatore Luigi Zanda, è stata intervistato da Repubblica, rilasciando forti dichiarazioni sul caso dell’inchiesta che ha coinvolto la Fondazione Open di Matteo Renzi, e sottolineando le colpe del ex segretario nei confronti del partito, lasciato in una difficile situazione economica nonostante il successo della Leopolda.
“C’è una questione di etica politica“, ha dichiarato Luigi Zanda. “Da segretario e da senatore del Pd, Matteo Renzi ha raccolto risorse molto rilevanti, di 7 o 8 milioni di euro, convogliandole alla Fondazione Open che, come lui stesso ha dichiarato, finanziava le sue attività politiche”.
“Come segretario del Pd, avrebbe dovuto riflettere sull’evidente situazione di conflitto in cui si trovava”, ha continuato il tesoriere dem. “La fatica del segretario di un partito deve essere diretta a trovare risorse per il suo partito, come hanno sempre fatto tutti i segretari che hanno preceduto Matteo Renzi”.
“Lui era il capo del Pd e aveva la responsabilità della finanze dem. Invece, da segretario cercava risorse per la sua Fondazione Open. Mentre allo stesso tempo, sempre da segretario, metteva in cassa integrazione ben 160 dipendenti del suo partito, peraltro al verde per via della campagna per il referendum costituzionale del 2016, costata uno sproposito”, ha sottolineato Luigi Zanda.
“Abbiamo dovuto tenere insieme l’assenza di risorse, la cassa integrazione e le esigenze di un partito che svolge un’azione politica importante. L’anno prossimo promuoveremo una campagna per raccogliere fondi chiedendo a iscritti e elettori di darci una mano con aiuti individuali di 2 o 5 euro”, ha anticipato a Repubblica.
“Non credo che l’inchiesta sulla Fondazione Open possa condizionare chi vuole aiutare economicamente il Pd. Aggiungo però che il finanziamento pubblico dei partiti è una necessità della democrazia. Non è l’antidoto all’illegalità, che va combattuta con altri mezzi, ma è un elemento costitutivo di una democrazia più sana”, ha concluso.