Rdc, maxi truffa: 9mila romeni fantasma intascano 20 milioni di euro
Reddito di cittadinanza: scoperta truffa da 20 milioni di euro da parte di una banda di romeni
Sono riusciti a incassare quasi 20 milioni di euro grazie al reddito di cittadinanza e al reddito di emergenza; e se nessuno li avesse fermati sarebbero giunti a intascarsene persino 60. Trattasi di circa 9.000 richieste fatte con documenti di romeni che, però, non hanno nemmeno mai visto il Bel Paese. Ne dà notizia il Corriere della Sera.
Nel corso della mattinata di giovedì 11 novembre mattina tale flusso di denaro ha ricevuto lo stop grazie al lavoro della Procura di Milano e della Guardia di Finanza di Cremona e Novara. In tutto sono stati 16 gli arresti ordinati dalla gip Teresa De Pascale su richiesta del pm Paolo Storari per le ipotesi di reato di truffa aggravata ai danni dello Stato, associazione a delinquere ed estorsione.
Reddito di cittadinanza, la maxi truffa
A differenza di altri casi di truffa relativi ai sussidi statali, questo, fanno sapere gli inquirenti, è differente perché congeniato secondo un piano minuzioso che ha coinvolto una banda di romeni che hanno pensato la truffa in tandem con alcuni italiani assunti in alcuni Caf-Centri di assistenza fiscale. Coloro cioè che concretamente sono chiamati a districare le pratiche per accedere al reddito.
L’inchiesta del pool reati pubblica amministrazione coordinato dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli ha portato alla luce come le persone finite in manette si presentassero nei Caf individuati con i codici fiscali di centinaia di romeni per volta.
Negli uffici sostenevano semplicemente che le persone relative ai codici fiscali esistessero e che avessero residenza in Italia da 10 anni, oltre a tutti i titoli per sfruttare la misura.
Reddito di cittadinanza, come avveniva la truffa: romeni in tandem con alcuni italiani
Sempre secondo quanto trapelato dall’indagine, in alcuni frangenti gli italiani coinvolti che lavoravano nei Caf erano a conoscenza della truffa, ma facevano orecchie da mercante, preferendo intascare i 10 euro riconosciuti loro dall’Inps per ogni pratica sbrigata.
Ci sono poi i casi di coloro che si rifiutavano di stare al gioco. La banda di malviventi allora passavano al piano b, facendo minacce di estorsioni.