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Ranucci svela chi controlla Report, l'attacco al "sedicente" direttore della Rai: "Come fosse un pentito"

Sigfrido Ranucci passa all'attacco dopo la circolare Rai sui capostruttura per i programmi ribattezzata "anti Report": le parole del presentatore

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Cresce il polverone sulla norma denominata “anti Report”, ma Sigfrido Ranucci non ci sta. Dopo la circolare della Rai con la quale si dispone per ogni trasmissione la figura di un capostruttura diversa dei conduttori, arrivano le parole del presentatore del programma di approfondimento su Rai 3, forse il più interessato dall’introduzione del supervisore esterno.

La norma “anti Report”

Come ricordato dal Corriere della Sera, Report ha avuto un capostruttura dal 2012 al 2020, anno in cui Ranucci fu nominato vicedirettore e la figura venne meno. Da allora la trasmissione viene sottoposta in ultima istanza alla verifica del direttore degli Approfondimenti, Paolo Corsini, ma con la nuova circolare, la supervisione dei servizi del programma, realizzato in buona parte da free-lance, sarà affidata a un nuovo responsabile editoriale del prodotto.

Una modifica al regolamento della rete definita dal sindacato Usigrai, “un attacco alla professione giornalistica, un modo per mettere sotto controllo l’informazione pubblica” che secondo la sigla sarebbe messo in atto da “commissari dei programmi giornalistici”.

sigrido-ranucci-reportFonte foto: ANSA

Il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci

La circolare Rai

Report non è stata citata direttamente né nel comunicato Usigrai né tantomeno nella circolare della Rai, ma, a differenza di altre trasmissioni della rete pubblica, il programma di approfondimento è tra i pochi a non avere un capostruttura.

Per questo è stata individuata dalle opposizioni come vittima di una direttiva “liberticida“, come l’ha definita il capogruppo in vigilanza Rai del Pd, Stefano Graziano, per la quale la presidente della commissione di Vigilanza Rai, la senatrice del M5s Barbara Floridia, ha chiesto un chiarimento da parte dell’ad di Viale Mazzini, Giampaolo Rossi.

Il post di Ranucci

Sul caso si è espresso infine il diretto interessato, con un lungo post sulla propria pagina Facebook intitolato “Report il valore dell’indipendenza e del coraggio”.

“I titoli di alcuni giornali che in questi giorni hanno fornito l’immagine di Report senza controlli o che addirittura rifiuterebbe il controllo, non corrispondono al vero – scrive Sigfrido Ranucci – Ledono l’immagine della Rai, del direttore dell’Approfondimento Paolo Corsini, del sottoscritto e di tutti coloro che da decenni lavorano nella squadra di Report, con enorme sacrificio, anche rischiando la propria incolumità e quella dei propri cari”.

Il giornalista nega che la puntata venga fatta vedere un giorno prima della messa in onda al direttore Corsini e chiarisce che la verifica dei servizi viene effettuata, oltre che dall’autore “dal desk interno di Report, da un capo servizio Rai, un vice capo redattore interno Rai, da un caporedattore facente funzione, dal vice direttore che sarei io infine dal direttore”.

“Quindi dire che non c’è un controllo editoriale è un’affermazione falsa, come fa venire i brividi leggere addirittura del compiacimento da parte di un sindacato quando a dei colleghi viene paventata lo svuotamento delle mansioni” continua Ranucci nel post, precisando di avere soltanto un ruolo di garante dell’indipendenza degli autori e “la verità o veridicità delle notizie, tutelando la riservatezza, visti i contesti pericolosi e la delicatezza degli argomenti trattati”.

“L’intervista pubblicata da un giornale fatta a un ‘sedicente’ direttore della Rai costretto all’anonimato come fosse un pentito – aggiunge il giornalista – che definiva normale l’intervento di un soggetto esterno alla redazione a gestire scalette, creatività di contenuti o la squadra o il budget è assolutamente ridicola e offensiva“.

Nel suo messaggio Ranucci rivendica i risultati di 30 anni di ascolti e dello share di quest’anno, pari al doppio della media della rete, oltre alla capacità del programma di mantenere un budget di produzione più basso tra i programmi d’informazione del prime time Rai, come riconosciuto lo stesso direttore Paolo Corsini, “che in quanto tale è e rimarrà il mio unico riferimento giornalistico per la delicatezza dei contenuti trattati, per la capacità di tutelare nei momenti più complicati l’indipendenza di Report e la sicurezza della squadra che ci lavora. Come del resto hanno fatto in passato Andrea Vianello, Silvia Calandrelli, il compianto Franco Di Mare, Antonio Di Bella”.

“Alla luce di tutto questo lamentarsi della gestione di Report, se mi passate la battuta, è come se il Santo Padre si lamentasse del Giubileo – scrive infine Ranucci – Non sarà sfuggito che invece a chiedere una ‘tutela a Report’ siano stati i giorni passati una serie di politici, la proprietaria della concorrente della Rai e la comunità ebraica dopo le inchieste sulla striscia di Gaza. Tuttavia Report fino a quando ci sarà questa squadra continuerà a svolgere il suo ruolo di cane da guardia della democrazia”.

ranucci-report Fonte foto: ANSA
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