Putin in Mongolia potrebbe davvero essere arrestato? La richiesta dell’Ucraina e il mandato d'arresto dell'Aia
Il 3 settembre Putin si recherà in Mongolia, paese dove vige la condanna internazionale dell’Aia. L’Ucraina ne chiede l’arresto
Martedì 3 settembre, il leader russo Vladimir Putin si recherà in visita di Stato in Mongolia, sotto invito del presidente Ukhnaa Khurelsukh. Si tratta della prima volta che il capo del Cremlino viaggia in un paese che non ne riconosce il giudizio e nel quale dovrebbe essere in vigore il mandato di cattura emesso nei suoi confronti dalla Corte penale internazionale dell’Aia. L’Ucraina ne chiede l’arresto.
- La visita di Putin in Mongolia
- Potrebbe davvero essere arrestato?
- La sentenza dell’Aia e la richiesta dell’Ucraina
La visita di Putin in Mongolia
Il 3 settembre Vladimir Putin arriverà in Mongolia, l’invito – specifica una nota di Mosca – è giunto dal presidente Ukhnaa Khurelsukh.
Al fianco del suo corrispettivo mongolo, Putin parteciperà “agli eventi cerimoniali dedicati all’85° anniversario della vittoria congiunta delle forze armate sovietiche e mongole sui militaristi giapponesi sul fiume Khalkhin Gol”.
Il presidente russo Vladimir Putin
Nel corso della visita di Stato, sono previsti per il leader del Cremlino anche colloqui con il presidente Khurelsukh e con alti funzionari nazionali.
“Tutti gli aspetti della visita sono stati preparati con cura” ha assicurato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, sottolineando che esiste “un dialogo eccellente con i nostri amici della Mongolia”.
Potrebbe davvero essere arrestato?
La Mongolia è uno dei paesi membri della Corte penale internazionale (Cpi) e ha dunque l’obbligo di rispettarne le norme.
E il tribunale per i criminali internazionali con sede all’Aia, nei Paesi Bassi, nel marzo 2023 ha emesso un mandato di arresto nei confronti di Putin, reo della deportazione illegale di bambini ucraini.
Fadi el-Abdallah, portavoce della Cpi, ha spiegato che i funzionari mongoli “hanno l’obbligo” di rispettare le norme della Corte.
Firmataria del Trattato di Roma dal 2000, la Mongolia – così come gli altri 123 Stati membri della Cpi – dovrebbe eseguire il mandato di arresto qualora Putin mettesse piede nel suo territorio.
In teoria. Perché, in pratica, la Cpi, che non ha una polizia propria, non può che fare affidamento alla cooperazione dei Paesi membri. Ma, in caso contrario, le sue opzioni si limitano a sanzioni verbali.
La sentenza dell’Aia e la richiesta dell’Ucraina
Non è dunque detto – anzi è molto improbabile – che la Mongolia arresti Putin, nonostante le recenti pressioni esterne.
A invitare la Mongolia a tenere conto della sentenza dell’Aia è l’Ucraina, il cui ministro degli Esteri ha dichiarato in una nota che “spera che il governo della Mongolia sia consapevole del fatto che Vladimir Putin è un criminale di guerra”.
Il rappresentante di Kiev proseguendo con l’invito “alle autorità mongole a eseguire il mandato di cattura internazionale vincolante”.
D’altronde, non è la prima volta che un leader si sottrae a una condanna della Cpi. Nel 2015, ad esempio, l’ex dittatore del Sudan Omar al-Bashir si recò in diversi Stati membri come Giordania e Sudafrica senza alcuna conseguenza.