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Pizzarotti contro Meloni e FdI per i casi Santanchè e Delmastro. Poi l’attacco a Conte e al M5S

L’ex sindaco di Parma invoca un passo indietro degli esponenti di governo e sul Terzo Polo accusa Calenda: “Fu lui il primo a rompere con noi”

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Che si tratti di contestare il governo in carica, parlare di alleanze o delineare il prossimo futuro del suo partito, Federico Pizzarotti non tira mai indietro la gamba, come si direbbe in ambito calcistico. Nonostante i dodici mesi trascorsi da quando ha dovuto lasciare la poltrona di sindaco di Parma, l’ex primo cittadino – oggi presidente nazionale di +Europa, carica che ricopre dallo scorso 26 febbraio – ha conservato i modi diretti e spigliati che lo fecero conoscere a tutta Italia nel lontano 2012, quando assunse la guida del primo comune italiano amministrato dal Movimento 5 stelle.

Da allora, la sua parabola politica ha subito diversi alti e bassi, soprattutto nell’ultimo anno. Dall’idea (mai decollata) della Lista Civica Nazionale, passando per i flirt con Matteo Renzi e Carlo Calenda in occasione delle elezioni politiche del settembre 2022, fino alla decisione di iscriversi e tentare la scalata al partito di Emma Bonino, di cui oggi detiene la leadership assieme al segretario Riccardo Magi.

Intervista a Federico Pizzarotti, presidente nazionale di +Europa: dal caso Santanchè alla vicenda del sottosegretario Delmastro, l’attacco dell’ex sindaco al governo Meloni

Federico Pizzarotti, il caso politico del momento è quello che riguarda la ministra Daniela Santanchè. Ha sentito la sua informativa in Senato? Che idea si è fatto sulla vicenda?

Mi sembra che si sentano le unghie sullo specchio. Non ha risposto nel merito delle questioni sollevate da Report e non ha tranquillizzato nessuno. Lei è l’emblema del doppio peso utilizzato in questi anni da Fratelli d’Italia: i suoi esponenti hanno fatto opposizione chiedendo le dimissioni di ministri  e sottosegretari, ma una volta giunti al governo cercano di tenersi strette le poltrone. Nel caso Santanchè ci sono ombre evidenti nella gestione dei fondi Covid da parte delle sue aziende. Una questione imbarazzante.

Secondo lei la ministra dovrebbe dimettersi? In passato altri esponenti di governo hanno lasciato dopo essere stati raggiunti da un avviso di garanzia.

Sì, dovrebbe dimettersi senza neppure che le venisse chiesto, per una questione di trasparenza. All’estero le cariche istituzionali si dimettono per molto meno. Il suo è un atteggiamento scorretto.

La vicenda sta provocando uno scontro tra il governo e i giudici, con Palazzo Chigi che accusa una parte della magistratura di vestire i panni dell’opposizione. Ritiene fondate le critiche della maggioranza?

Torna sempre il doppiopesismo, che in questi trent’anni ha caratterizzato la destra ma anche la sinistra. Ricordo Matteo Renzi e i suoi attacchi ai giudici quando era al governo, è un atteggiamento diffuso. Il vero problema è che ci sono dei temi irrisolti all’interno della magistratura: penso alla separazione delle carriere e alla riforma del CSM per eliminare le correnti.

Nella riforma della giustizia annunciata dal ministro Nordio si parla anche dell’abolizione dell’abuso d’ufficio, una fattispecie di reato che ha coinvolto diversi sindaci in tutta Italia, lei compreso. L’Anci si è detta favorevole, mentre una parte delle toghe ritiene molto dannosa questa iniziativa. Lei da che parte sta?

Assolutamente a favore dell’abolizione dell’abuso d’ufficio. Aldilà del mio caso specifico, dove venne dichiarato il non luogo a procedere e tutto si concluse in breve, ci sono esempi come quello dell’ex sindaco di Lodi Simone Uggetti in cui è stato portato avanti un processo per anni, quando invece non c’erano elementi per incriminarlo. Questa norma, per come è scritta oggi, produce solo tanti processi, ma quasi mai si arriva al dibattimento. Ne risente anche la credibilità dei magistrati, che spesso hanno dato di sé l’immagine dei persecutori.

Rimanendo in tema, in questi giorni è tornato d’attualità il caso che coinvolge il sottosegretario Delmastro, con il Gip del Tribunale di Roma che ha chiesto al pm l’imputazione coatta per i documenti riservati passati al compagno di partito Donzelli. Cosa pensa di questa vicenda?

Loro non hanno mai negato di essersi scambiati delle informazioni che invece avrebbero dovuto rimanere riservate. Quindi su questo non abbiamo dubbi ed è stato un atteggiamento sbagliato, su cui però toccherà alla magistratura fare chiarezza. Per me il tema è politico: se hai usato il tuo ruolo istituzionale per avvantaggiare il tuo partito, significa che non sei adatto a ricoprire un incarico di governo. Delmastro dovrebbe fare un passo indietro e occuparsi d’altro.

Dal campo largo PD-M5s al progetto (fallito) del Terzo Polo con Renzi e Calenda: intervista a Federico Pizzarotti, ex sindaco di Parma e presidente nazionale di +Europa

Nonostante tutti questi problemi, il consenso attorno alla presidente del Consiglio pare non essersi affievolito. Stando agli ultimi sondaggi, il partito della premier rimane saldamente in testa alle preferenze degli italiani. Il governo è ancora in luna di miele o c’è dell’altro?

Questa cosa si spiega in due modi. Da una parte non si sono ancora palesati problemi sociali ed economici troppo pesanti da mettere il governo alle strette. Dall’altra però c’è da dire che – al momento – non esiste un’alternativa credibile a questa maggioranza. Credo che il consenso di Giorgia Meloni rimarrà intatto almeno fino alle europee.

Perché le opposizioni continuano a dividersi su tutto? A parte la proposta sul salario minimo, i temi su cui marciate compatti si contano sulle dita di una mano.

Non c’è un federatore e non c’è un programma comune condiviso da tutti. Si naviga a vista, unendosi su singoli temi ma scontrandosi su tutto il resto. Questo atteggiamento non paga, si è visto nelle recenti elezioni regionali in MoliseElly Schlein non sta sfondando e ha problemi interni al suo partito, mentre per Giuseppe Conte vedo un futuro davvero molto complicato.

Fonte foto: ANSA

Come sono i rapporti con Giuseppe Conte?

Non ho mai avuto rapporti con Conte, se non nelle sedi istituzionali quando era a Palazzo Chigi. Alle ultime elezioni politiche la sua figura ha permesso al Movimento 5 stelle di non scomparire, sull’onda della credibilità che si è guadagnato nella gestione della pandemia. Ma ora continua ad inseguire spazi politici alternativi solamente per sopravvivere. Non ha un programma, se chiedo in giro tre punti della sua agenda nessuno li sa. Quando nacque, il Movimento 5 stelle aveva uno scopo, ma oggi la sua funzione politica finita.

E con Beppe Grillo?

Dal 2016 non c’è più stata occasione. Se mi incontrasse, credo che reagirebbe iniziando a fare battute.

Il progetto di unificazione del Terzo Polo assieme ad Azione e Italia Viva sembra essere naufragato. Renzi e Calenda a mala pena si salutano, mentre +Europa (che avrebbe dovuto partecipare al congresso in autunno) sembra giocare una partita a sé. Chi ha la responsabilità di questo fallimento politico?

Prima di rompere con Renzi, Carlo Calenda aveva strappato con noi – anche in modo poco istituzionale – in occasione delle scorse elezioni politiche. C’era già l’accordo su tutto, ma la sua fu una scelta di pancia, solo per inseguire il Pd guidato dal Letta. Che Renzi non volesse fare il partito unico era chiaro fin dall’inizio, quindi non ci si può stupire del suo atteggiamento.

Cosa farà +Europa alle elezioni europee? Si presenterà da sola o sceglierete i candidati con Azione e Italia Viva?

Credo che ci possa essere spazio per dei candidati comuni, ma tutto passa attraverso la definizione di un programma in cui ci sia scritto chiaramente cosa si intende fare. Sento voci che vorrebbero allargare ad altri partiti provenienti da destra e da sinistra, come se fosse calciomercato. Non è così che convinceremo gli elettori a votare per noi. Tutto passa attraverso delle proposte chiare e credibili.

federico-pizzarotti Fonte foto: ANSA
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