Pioggia di ricorsi negli Usa contro Trump per l'ordine di cancellare lo ius soli, sarà battaglia legale
Stati, città e associazioni fanno ricorso contro l'ordine esecutivo di Donald Trump che cancella lo ius soli
Sono almeno 22 gli Stati americani a guida democratica che hanno presentato ricorso contro l’amministrazione Trump e l’ordine esecutivo firmato dal nuovo presidente che cancella lo ius soli, la cittadinanza per chiunque nasca sul suolo americano. Un decreto che fa parte del piano di Donald Trump per combattere l’immigrazione ma che va contro la Costituzione degli Stati Uniti.
- Trump firma ordine per cancellare lo ius soli
- Il diritto di cittadinanza nella Costituzione Usa
- I ricorsi contro l'amministrazione Trump
Trump firma ordine per cancellare lo ius soli
Tra le decine di ordini esecutivi che il nuovo presidente statunitense Donald Trump ha firmato nel giorno del suo insediamento alla Casa Bianca, alcuni dei più importanti riguardano l’immigrazione.
Tra questi quello che ha fatto più discutere è quello che cerca di annullare il diritto di cittadinanza per i figli di immigrati irregolari, quello che noi chiamiamo ius soli.
Fonte foto: ANSA
Un provvedimento che va però contro la Costituzione degli Stati Uniti.
Il diritto di cittadinanza nella Costituzione Usa
Secondo la legge statunitense chiunque nasca nel territorio del Paese ne diventa cittadino. Un diritto sancito nella Costituzione Usa e uno dei pilastri del cosiddetto “sogno americano”.
Il quattordicesimo emendamento della Costituzione del 1868 afferma infatti che “tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti e sottoposte alla relativa giurisdizione sono cittadine degli Stati Uniti”.
I ricorsi contro l’amministrazione Trump
Per questo già nella giornata di martedì 21 gennaio sono stati presentati diversi ricorsi giudiziari per far annullare il decreto di Trump.
A presentare ricorso sono stati finora i procuratori generali di 22 stati americani e due città, Washington Dc e San Francisco, che sostengono che l’abolizione dello ius soli è incostituzionale.
Altre azioni legali sono state intraprese da vari gruppi e associazioni per i diritti civili.
È molto probabile quindi che la questione finisca davanti alla Corte suprema, a maggioranza repubblicana.
