Piero Marrazzo dallo scandalo con la donna trans al libro con le figlie: "Diverso se fosse stata una donna"
L'ex Governatore del Lazio Piero Marrazzo ripercorre lo scandalo con la prostituta transgender, raccontato in un libro scritto insieme alle figlie
Piero Marrazzo riflette sullo scandalo del 2009 che ne segnò la vita e la carriera, quando fu sorpreso in compagnia di una donna transgender e poi ricattato: in un libro scritto insieme alle sue tre figlie, l’ex Governatore del Lazio ha esplorato le conseguenze personali e familiari della vicenda. Un tentativo di fare i conti con un passato doloroso, con rivelazioni drammatiche (come gli insulti subiti proprio da ex moglie e figlie), i politici che lo hanno sostenuto e una serie di sassolini ancora nelle scarpe.
- Piero Marrazzo, cosa ha detto sulla prostituta transgender
- La verità in un libro scritto con le figlie
- Lo scandalo e l'ipotesi del suicidio
- Il complotto e la vicinanza di alcuni politici
- La critica ai media e la difesa delle figlie
Piero Marrazzo, cosa ha detto sulla prostituta transgender
Fra le tante riflessioni che Piero Marrazzo ha concesso in un’intervista con “Sette”, inserto del Corriere della Sera, una su tutte ha il potere di alimentare il dibattito sullo scandalo ormai vecchio di 15 anni, ma che ancora fa male.
“Sono certo che, se avessi frequentato una prostituta donna, l’impatto sarebbe stato enormemente minore” ha detto l’ex Governatore del Lazio, senza mezzi termini, alludendo al pregiudizio verso le persone transgender e all’ipocrisia sociale.
Il palazzo in via Gradoli a Roma, dove ebbe luogo il caso che investì Piero Marrazzo
La verità in un libro scritto con le figlie
L’intervista arriva in occasione del lancio del suo libro “Storie senza eroi”, scritto insieme alle sue figlie Giulia, Diletta e Chiara, che non risparmiano critiche alla società italiana, capace di giudicarle senza pietà.
Marrazzo ha ripercorso quel fatidico giorno del 2009, quando fu scoperto in compagnia di una prostituta transgender in via Gradoli. In questo libro, l’ex governatore riflette sul perdono, sulla mancata protezione verso le sue figlie e sulla necessità di affrontare pubblicamente quella ferita.
Lo scandalo e l’ipotesi del suicidio
Nel luglio del 2009, Piero Marrazzo, allora presidente della Regione Lazio, si recò nell’edificio di via Gradoli, a Roma, per incontrare la prostituta Natalie. Poco dopo, quattro carabinieri in borghese fecero irruzione, impedendogli di rivestirsi, accusandolo di consumo di cocaina e filmando di nascosto la scena per estorcergli denaro.
“Se uno fa una cosa, poi fa parte della sua vita. Una vita sradicata” ha commentato Marrazzo, che decise di non sporgere denuncia, convinto che avrebbe gestito tutto da solo e che la vicenda non sarebbe mai uscita allo scoperto. Ma dopo quattro mesi, la situazione esplose.
“Mai ho pensato al suicidio. C’era piuttosto una narrazione che pareva voler spingere al suicidio. Io ero soprattutto infinitamente stanco. Quel mese all’abbazia di Montecassino mi ha aiutato molto” ha detto ricordando il periodo di riflessione in convento.
Il complotto e la vicinanza di alcuni politici
Poi arrivarono le dimissioni, il clamore mediatico, la politica che lo travolse. Solo nel 2010, la Corte di Cassazione chiarì che era stato vittima di una trappola ordita da carabinieri corrotti.
Nessun reato, ma rimaneva la sua responsabilità di non aver difeso né le istituzioni né la famiglia: “Per la vergogna non avevo messo in sicurezza le mie figlie e mia moglie Roberta” ha confessato Marrazzo.
Dal partito, almeno, sentì la vicinanza. “Bersani e Franceschini furono cortesi. Mi chiesero di fare un passo indietro per ragioni di opportunità e accettai. Non ho recriminazioni nei loro confronti” ha ammesso. Sostegno anche dal presidente Napolitano, che gli disse: “Ti sono vicino come uomo, hai fatto la scelta giusta”.
La critica ai media e la difesa delle figlie
I media però lo massacrarono. “Ringrazio la Rai per le opportunità che mi ha offerto. Ma la condanna mediatica e moralista è stata forte forte. Le persone comuni, quelle che avevo incontrato come amministratore o che mi avevano seguito a Mi manda Rai Tre, furono meno giudicanti e mi furono vicine” ha ricordato Marrazzo.
Nel libro le figlie raccontano gli anni bui, fatti di insulti vergognosi, ironie e atti di vandalismo, come le uova contro la macchina, il cofano divelto e le frasi irripetibili sui suoi gusti sessuali. Una dovizia di particolari che è stata una scelta obbligata, necessità di una famiglia ferita che dopo 15 anni non può più lasciar correre nell’indifferenza.