Nuova perizia psichiatrica per Alessia Pifferi, perché i giudici hanno riaperto il processo
I giudici della Corte d'Assise d'Appello hanno disposto una nuova perizia psichiatrica per Alessia Pifferi, condannata all'ergastolo in primo grado
Nuova perizia psichiatrica. È la decisione dei giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano, che hanno accolto la richiesta della difesa di Alessia Pifferi, la donna condannata all’ergastolo alla fine del processo di primo grado. L’avvocata Pontenani, infatti, nonostante dalla prima perizia risultasse che la sua assistita fosse capace di intendere e volere, si è sempre detta convinta che la 38enne fosse affetta da un deficit cognitivo.
- Processo Alessia Pifferi, la nuova perizia psichiatrica
- Le motivazioni dei giudici
- Le richieste della difesa
- Le parole dell'accusa
Processo Alessia Pifferi, la nuova perizia psichiatrica
Alessia Pifferi dovrà essere sottoposta a una nuova perizia psichiatria. Lo hanno deciso lunedì 10 febbraio i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano, che hanno accolto la richiesta della difesa – rappresentata dal Alessia Pontenani – della 38enne.
La donna, ricordiamo, è stata condannata all’ergastolo alla fine del processo di primo grado, che la vedeva imputata per la morte della figlia Diana.
Fonte foto: ANSA
Per la difesa Alessia Pifferi “non è pazza“, ma potrebbe essere affetta da un “disturbo cognitivo” che potrebbe avere avuto un ruolo nella “morte di Diana”.
Ancora, nel suo intervento in aula l’avvocata Pontenani ha sottolineato che la sua assistita “ha detto le bugie che dicono i bambini e che si scoprono subito” e ha ricordato che “non sapeva nemmeno il significato della parola simulazione, l’ha chiesto a me dopo un’udienza”. Per il giorno 28 febbraio è fissata l’udienza per l’incarico da conferire ai nuovi esperti collegiali che, quindi, dovranno procedere con la nuova perizia disposta dai giudici.
Le motivazioni dei giudici
Secondo i giudici “il compendio probatorio è incompleto e lacunoso, oltre che a tratti contraddittorio“, si legge nel dispositivo riportato da Adnkronos. Per questo motivo la Corte ritiene “necessario e imprescindibile l’uso di esperti” i cui esami e test “potrebbero assumere un particolare rilievo sull’imputabilità o sulla condotta dell’imputata”.
Ricordiamo, infatti, che sulle capacità di Alessia Pifferi esistono più documenti: una relazione delle psicologhe del carcere di San Vittore in cui si riporta che l’imputata avrebbe un quoziente intellettivo di 40; una consulenza della difesa in cui si parla di deficit cognitivo e, infine, la consulenza dello psichiatra forense Elvezio Pirfo che invece evidenzia che la 38enne sarebbe capace di intendere e volere. Documenti che, appunto, si contraddicono sulle capacità dell’imputata.
Le richieste della difesa
Come anticipato, i giudici hanno accolto la richiesta della difesa di Alessia Pifferi. La dottoressa Alessia Pontenani, nel sottolineare che la sua cliente “non è pazza”, ha chiesto che alla donna venga nuovamente somministrato “il test di Wais per capire come ragiona”.
Ancora, la difesa ha chiesto “nuovi controlli” tra cui la risonanza magnetica e che quindi, la sua assistita, riceva una “nuova perizia”.
Le parole dell’accusa
L’accusa, rappresentata in aula dalla sostituta procuratrice Lucilla Tontodonati, ha sottolineato come non vi sia alcun elemento “che possa far pensare a una incapacità” come dunque non vi sia “alcuna necessità di effettuare una nuova perizia” in quanto “ne abbiamo una che già risponde a ogni obiezione che è stata fatta”.
Infine, “non ogni delitto efferato si spiega con l’incapacità di intendere e volere”.
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