Novak Djokovic si ritira dagli Australian Open, il rapporto complicato con Melbourne: dal Covid ai fischi
Novak Djokovic si ritira dall'Australian Open. Il tennista serbo è stato fischiato dai tifosi, l'ultimo episodio di un rapporto complicato con questo slam
Finisce nel peggiore dei modi l’avventura di Novak Djokovic all’Australian Open 2025. Il serbo si è ritirato per un infortunio durante la semifinale contro il tedesco Zverev. La sua decisione ha spinto i tifosi presenti a Melbourne a fischiarlo. Dieci volte vincitore del torneo, non si tratta del primo episodio teso tra il tennista e questo slam, con cui ha un rapporto complicato.
Novak Djokovic si ritira dall’Australian Open
Nole Djokovic getta la spugna dopo un’ora e venti circa e si ritira dall’Australian Open dopo aver giocato e perso – 7-5 al tie break – il primo set contro Alex Sasha Zverev nella prima delle due semifinali del torneo.
Troppo forte il fastidio per il problema muscolare alla coscia sinistra che lo stava accompagnando già nelle ultime gare e che era visibilmente fasciata. L’ex numero uno non ne aveva più e ha deciso di ritirarsi nel bel mezzo del match. Ha stretto la mano al rivale, ha comunicato la sua decisione ed è uscito dal campo tra i buu e i fischi della Rod Laver Arena.
Fonte foto: IPA
Novak Djokovic in conferenza stampa agli Australian Open
Fischi e buu
Grande delusione insomma non solo per il tennista serbo ma anche per i tanti fan che stavano seguendo il match in tv e, ancor di più, per quelli che avevano pagato il biglietto per assistere allo spettacolo. Sono stati proprio loro a subissare di fischi Novak Djokovic, l’ennesimo episodio di una lunga lista che vede il tennista – che su questi campi ha trionfato ben 10 volte, un record – contro quello che è a tutti gli effetti il torneo che ha vinto più volte.
Un rapporto complicato e una reazione, quella degli spettatori, che non è andata giù neanche a Nole che, accortosi del trattamento degli australiani, ha reagito ironicamente mostrando loro i due pollici, come a dimostrare che per lui andasse tutto bene anche così. Anche lo stesso avversario, Zverev, ha cercato di convincere gli astanti a smettere di fischiarlo, invano. Il tedesco ha poi aggiunto: “Non si fischia un giocatore che si infortuna, Djokovic ha dato tutto al tennis per vent’anni. So che avete pagato i biglietti, ma questo atteggiamento è ingiusto”.
Nel post match, in conferenza stampa, il serbo ha spiegato le sue ragioni. “Ho fatto tutto il possibile per gestire l’infortunio. I farmaci, la fascia e il lavoro di fisioterapia un po’ mi hanno aiutato oggi. Ma verso la fine del primo set ho iniziato a sentire sempre più dolore, troppo da gestire per me, non potevo continuare in quel modo. Ho fatto dei controlli, si tratta di uno stiramento del muscolo. Questo il mio ultimo Australian Open? Non so, tutto è possibile ma vediamo come andrà la stagione. Ora la botta è calda, è presto per fare qualsiasi valutazione. Se fisicamente starò bene e avrò ancora le giuste motivazioni non vedo perché non dovrei tornare“, ha detto il 37enne. Sul suo rivale Zverev ha poi aggiunto che, secondo lui, merita di vincere il suo primo Slam e che farà il tifo per lui e anzi spera che questo possa accadere, preferendolo di fatti all’italiano Jannik Sinner.
Il tennista contro l’Australia
Prima dello strappo alla coscia sinistra che lo ha portato a ritirarsi, Novak Djokovic aveva vissuto un torneo particolare, in costante lotta e polemica con l’ambiente e i giornalisti australiani. Nei due giorni precedenti al match, il serbo aveva cancellato gli allenamenti programmati, scatenando l’ira dei tifosi che avrebbero voluto guardarlo all’opera.
In tanti credevano che il suo infortunio fosse solo di facciata e gli stessi giornalisti australiani lo avevano accusato di fingere per destabilizzare i suoi avversari. Avevano parlato di infortuni tattici e di questo parere era anche l’ex campione McEnroe.
In precedenza c’era state il polverone sollevato dalle parole del giornalista di Channel 9, Tony Jones. Questi aveva detto, davanti ai tifosi del serbo, che tifavano per un giocatore sopravvalutato, ormai un ex giocatore. Per questo motivo, dopo la vittoria agli ottavi di finale contro Lehecka, Djokovic si era rifiutato di concedere la tradizionale intervista sul campo. Aveva poi spiegato il perché: “Un giornalista che lavora per Channel 9 in Australia ha preso in giro i tifosi serbi e ha fatto commenti offensivi e insultanti nei miei confronti”, aveva detto su X. La vicenda aveva richiesto l’intervento persino del primo ministro australiano, Antonhy Albanese, che aveva detto: “C’è bisogno di maggiore gentilezza e rispetto da entrambe le parti. Questo vuole la gente”. E si era conclusa con le scuse di Jones che aveva chiarito che, per lui, si trattava di semplice umorismo che non voleva mancare di rispetto a nessuno.
Il Covid
Vittorioso in dieci occasioni agli Australian Open, Novak Djokovic ha, come detto, un rapporto comunque complicato con il torneo di Melbourne. Il picco di questa acredine si è raggiunto sicuramente nel 2022 quando la Corte federale australiana decise che il tennista avrebbe dovuto lasciare il Paese, senza quindi permettergli di partecipare al torneo, a causa della sua decisione di non sottoporsi al vaccino anti Covid. Il permesso di soggiornare nel Paese gli era stato negato dal ministro dell’Immigrazione australiano per cui il serbo rappresentava un pericolo per la sicurezza e la salute pubblica.
Di questa vicenda aveva parlato recentemente in un’intervista a GQ. Dopo aver ricevuto la notizia, come racconta Djokovic, egli decise di tornare in Spagna, dove si trovava la sua famiglia. Il suo volo però fu dirottato in Serbia. Qui il tennista accusò diversi malori che lo hanno spinto a credere di essere stato avvelenato in Australia. “In quell’hotel di Melbourne mi hanno dato del cibo tossico. Dalle analisi è venuto fuori che avevo in corpo un livello di metallo pesante davvero alto. C’erano piombo e mercurio“, ha rivelato.
Per il campione insomma si trattò di “una questione politica che non aveva nulla a che vedere con il vaccino, il Covid o qualsiasi altra cosa. Era solo politica. I politici non sopportavano la mia presenza. Per loro, credo, era meno dannoso deportarmi che tenermi lì”, ha detto.
