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Musk-Twitter, è rivoluzione: licenziamenti e spunte blu, inizia la fuga per Mastodon. Cos'è il nuovo social

Dalle critiche per l’acquisizione alle prime mosse controverse, l’inizio di Musk in Twitter non è dei migliori e ora rischi di perdere milioni di utenti

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Quello tra Elon Musk, capo supremo di Tesla e miliardario a caccia di nuovi investimenti, e Twitter è stato un lungo tira e molla, con proposte, controproposte, discussioni e infine l’acquisizione che ha fatto parlare a lungo gli esperti. Partita come una semplice acquisizione delle azioni del social ad aprile 2022, col 9,2% nelle sue mani facendolo diventare l’azionista di maggioranza, ben presto il 51enne sudafricano hanno alzato il tiro facendo sua tutta la piattaforma, senza però farsi mancare polemiche e aspre critiche.

Dall’offerta avanzata e poi ritirata, dalle strane richieste nell’accordo pre-acquisizione passando poi la chiusura dello scorso 28 ottobre 2022, Twitter ha vissuto (e vivrà ancora) mesi di alti e bassi, con Musk che ha dato il via a una vera e propria rivoluzione che è destinata a far cambiare il volto dei social. E tanti utenti, che si erano “innamorati” della piattaforma per la sua semplicità e solidità, ora sono pronti a rinnegarla per sbarcare in nuovi social. Ma andiamo con ordine.

Musk-Twitter, il tira e molla e l’acquisizione

Il lungo percorso che ha portato Elon Musk a diventare il proprietario di Twitter è partito a inizio 2022, quando l’imprenditore sudafricano naturalizzato americano ha cominciato ad avanzare la propria proposta per l’acquisizione del social. Tra gli utenti più attivi della piattaforma, ad aprile è arrivata l’acquisizione del 9,2% delle azioni, mossa che lo ha fatto diventare l’azionista di maggioranza di Twitter.

Solo qualche settimana dopo aver messo sul piatto 3 miliardi per le azioni appena acquisite, Musk ha deciso per l’all in, con una proposta di 44 miliardi per diventare il proprietario del social dei cinguettii. L’accordo, stipulato con il board di Twitter, è però stato tutt’altro che semplice da mandare in porto.

Nel pre-contratto, infatti, Musk aveva chiesto di conoscere l’esatto numero di profili fake, quelli finti o inattivi, presenti sul social per poter ritarare eventualmente la propria proposta. Dopo silenzi e accuse, col 51enne che ha puntato il dito contro Twitter colpevole di aver dichiarato una percentuale di account falsi ben al di sotto di quella reale violando così gli accordi, l’offerta è stata ritirata e sono partite le dispute legali.

Alla fine, il 28 ottobre 2022, è arrivata l’acquisizione vera e propria, con Twitter che è stata trasformata in un’azienda privata di proprietà della X Holdings.

Licenziamenti e prime grane: anche l’Onu contro Musk che ci ripensa

Se la strada per l’acquisizione è stata ricca di polemiche, i primi giorni twitteriani di Musk non sono stati certo da meno. Una settimana dopo l’acquisizione del social, infatti, il Ceo di Tesla ha comunicato il licenziamento di oltre il 50% dei dipendenti, ben 3.750 tra uomini e donne vittime di un taglio del personale che, nelle modalità e nei tempi, ha sconvolto tutti.

Sette giorni dopo il closing una mail ha infatti avvertito i dipendenti del taglio e che quindi il giorno seguente non potevano andare in ufficio e dovevano aspettare una successiva email: se fosse stata mandata all’indirizzo di lavoro, vuol dire che il dipendente aveva conservato il suo posto; altrimenti era licenziato. “Estratti” a sorte o per sfortuna, in base anche all’operato degli ultimi mesi, i nomi dei licenziati sono venuti fuori e hanno fatto alzare un vero e proprio polverone.

“Sfortunatamente non c’è scelta quando un’azienda perde oltre 4 milioni di dollari al giorno” ha scritto Musk sul social per spiegare il perché dei licenziamenti.

Musk-Twitter, è rivoluzione: licenziamenti e spunte blu, inizia la fuga per Mastodon. Cos'è il nuovo socialFonte foto: ANSA

Anche l’Onu ha deciso di schierarsi e chiedere maggiori tutele ai lavoratori, con Musk finito nell’occhio del ciclone. “Come tutte le aziende, Twitter deve comprendere i danni associati alla sua piattaforma e adottare misure per affrontarli. Il rispetto dei nostri diritti umani condivisi dovrebbe stabilire le barriere per l’uso e l’evoluzione del social”, è stato il monito dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, che in una lettera aperta ha esortato il patron di Tesla “a garantire che il rispetto dei diritti umani sia centrale sul social network”.

Solo qualche giorno fa, dopo le aspre critiche ricevute, Musk è tornato sui suoi passi, chiedendo ai licenziati di rientrare in Twitter. Le modalità, ancora una volta, sono però curiose, col 51enne che avrebbe deciso di pubblicizzare su LinkedIn la ricerca di varie figure e avrebbe fatto ricontattare i “licenziati per errore”. Casey Newton, giornalista del NY Times, su Twitter ha spiegato che i vertici dell’azienda hanno messo insieme una lista di nomi da riportare in ufficio dopo l’addio forzato.

Ma intanto su Twitter nelle ultime ore aleggia uno spettro che non può essere sottovalutato. Nel corso di un incontro con i dipendenti, infatti, Musk ha avvertito che “senza significativi ricavi da abbonamento, c’è una buona possibilità che Twitter non sopravviva al rallentamento economico”. Tradotto: Twitter rischia la bancarotta.

Spunte blu a pagamento, l’autogol di Musk

Se i licenziamenti sono stati “solo” una mossa che sconvolto i piani interni di Twitter, è con la nuova politica delle spunte blu che Elon Musk ha attirato su di sé le polemiche dell’intera piattaforma. Strumento utile per sapere se un determinato account appartiene o meno a un personaggio di spicco, cercando di evitare quindi profili fake di star del mondo dello spettacolo, dello sport o della politica, le spunte blu nell’era Musk di Twitter sono state infatti rivoluzionate.

Il 51enne di Pretoria, infatti, ha deciso di lanciare un servizio in abbonamento, da 8 dollari al mese, per aver incluso il segno di spunta per gli account verificati. Il cambiamento rappresenta la fine dell’attuale sistema di verifica di Twitter, lanciato nel 2009 per impedire la falsificazione di account di alto profilo.

Nonostante ciò, dopo l’introduzione del nuovo sistema su Twitter sono spuntati diversi account falsi che pagando gli 8 dollari di abbonamento hanno avuto modo di accedere all’esclusivo account verificato. Dall’account “reale” di Gesù a quello di un fake LeBron James che aveva annunciato l’addio del “King” ai Lakers, passando anche per tanti altri di celebrità e aziende che hanno subito un furto d’identità sui social, il sistema a pagamento si è quindi trasformato in un vero e proprio autogol per Musk.

La mossa della spunta blu a pagamento, con “Twitter Blue” che negli States si occuperà di elargire il verificato a tutti coloro che pagheranno 8 dollari al mese, non è altro che una mossa per cercare di scongiurare quanto più possibile la bancarotta. Lo stesso Musk ha infatti ammesso ai dipendenti: “Abbiamo bisogno di almeno la metà dei nostri ricavi da abbonamenti”.

Mastodon, il nemico numero uno di Twitter

In un clima di totale caos su Twitter, con una rivoluzione messa in atto da parte di Musk che non è piaciuta agli utenti più fedeli della piattaforma, diversi sono gli iscritti al social che pensano di chiudere il proprio profilo per dare il via alla fuga verso altri lidi. Uno di questi, secondo quanto riferito dalla Cnn, sarebbe Mastodon, un social che esiste dal 2016 e che nelle ultime settimane ha registrato una crescita significativa degli iscritti.

Ma cos’è e perché questa “migrazione” spaventa Twitter? Di per sé si tratta di un social che ricorda proprio quello della creatura attualmente nelle mani di Musk: i post sono ordinati in una time-line che si aggiorna su base cronologica, senza l’influsso decisivo di algoritmi vari.

Nella sua versione italiana, “Mastodon si descrive come la più grande rete di microblogging libera, open-source e decentralizzata del mondo. In termini più semplici, è un Twitter autogestito dagli stessi utenti”. Un social in mano degli utenti che, secondo quanto si legge, si basa sul crowdfunding e, soprattutto, è privo di pubblicità o algoritmi segreti che decidono cosa devi vedere.

Si tratta, più nello specifico, di un software gratuito e open source che permette di creare dei servizi di social networking in self hosting. Quindi funziona su un gran numero di istanze o nodi ai quali gli utenti si iscrivono per avviare conversazioni o condivisione di contenuti basati su una condotta comportamentale ben precisa. Infatti alcuni contenuti, come per esempio quelli razzisti, discriminatori contro genere e minoranze sessuali, xenofobi o violenti, possono essere rimossi dalla cronologia pubblica e possono comportare la sospensione dell’account e la revoca dell’accesso al servizio.

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musk-1 Fonte foto: ANSA
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