Morte Imane Fadil: la famiglia vuole riaprire il caso
Imane Fadil, una delle testimoni 'chiave' del caso Ruby, è deceduta quasi un anno fa, il primo marzo 2019
“La famiglia vuole giustizia, vuole sapere perché la ragazza è morta senza che nessuno facesse nulla, noi abbiamo dimostrato che se la diagnosi fosse stata tempestiva le cure sarebbero state efficaci all’80%”.
Queste le dichiarazioni dell’avvocato Mirko Mazzali, che rappresenta i familiari di Imane Fadil. Il legale, come riporta Ansa, ha parlato prima dell’udienza di discussione dell’opposizione all’archiviazione, chiesta dalla Procura di Milano, dell’inchiesta sulla morte della modella marocchina, deceduta quasi un anno fa, il primo marzo 2019.
Secondo la Procura, Fadil, una delle testimoni ‘chiave’ del caso Ruby, è deceduta per cause naturali, in particolare per un’aplasia midollare. Nell’istanza di opposizione, però, i legali dei familiari della modella hanno chiesto al gip che vengano disposte tutta una serie di nuove “valutazioni peritali”, non solo sulle presunte responsabilità dei medici nelle terapie, a loro dire, sbagliate e sulla diagnosi non tempestiva, ma anche sulla “presenza contemporanea di tanti elementi tossici” nel corpo della giovane “in dosi così elevate”.
Il gip nei prossimi giorni dovrà decidere se archiviare il fascicolo come chiedono i pm, oppure disporre nuovi accertamenti, come vuole la famiglia di Fadil, o l’imputazione coatta (nel fascicolo per omicidio volontario non ci sono indagati).
“Le conclusioni dei pm non ci soddisfano – ha spiegato l’avvocato -. Vogliamo che le indagini proseguano, non vengano archiviate e vengano accertate le problematiche sulle cure“. La famiglia “ha preso atto che le indagini hanno escluso l’omicidio volontario, ma è interessata a capire perché la ragazza è morta senza che nessuno facesse nulla, bisogna fare una nuova perizia”.