Mohammad Abedini Najafabadi in cambio di Cecilia Sala? Gli Usa ai giudici italiani: "Deve stare in carcere"
Caso Cecilia Sala, arriva dagli Usa un documento che chiede ai giudici italiani di non rilasciare il cittadino iraniano Mohammad Abedini Najafabadi
Mentre resta in detenzione in Iran la giornalista Cecilia Sala, in Italia si discute della possibilità di concedere gli arresti domiciliari all’ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, attualmente rinchiuso nel carcere di Opera, a Milano. Dagli Stati Uniti è però giunta una la richiesta di non concedere i domiciliari ad Abedini, considerato un soggetto pericoloso che “deve stare in carcere”.
- La richiesta degli Usa su Mohammad Abedini Najafabadi
- Il parere della Procura
- L’incrocio con il caso di Cecilia Sala
La richiesta degli Usa su Mohammad Abedini Najafabadi
“Mohammad Abedini Najafabadi deve restare in carcere”. È questa, in sostanza, la richiesta avanzata dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, che ha inviato una nota ai giudici italiani sottolineando la pericolosità di Abedini e opponendosi alla concessione degli arresti domiciliari.
Abedini è attualmente detenuto nel carcere di Opera, a Milano, dove si trova dallo scorso 27 dicembre. Dopo il suo arresto, avvenuto il 16 dicembre 2024 all’aeroporto di Milano-Malpensa su mandato degli Stati Uniti, è stato inizialmente trasferito al carcere di Busto Arsizio, poi a Rossano Calabro, dove gli è stato applicato il regime di alta sicurezza.
Cecilia Sala, la giornalista arrestata in Iran per la quale l’Iran ha chiesto di “accelerare la liberazione” dell’ingegnere Mohammad Abedini Najafabadi
La documentazione inviata dagli Usa è giunta ai giudici prima dell’istanza avanzata dal legale di Abedini, l’avvocato Alfredo de Francesco, con la quale aveva chiesto gli arresti domiciliari per il suo assistito.
Il parere della Procura
La Corte d’Appello di Milano non ha ancora emesso una decisione definitiva riguardo alla richiesta di arresti domiciliari per Mohammad Abedini Najafabadi, nonostante per la giustizia lo consideri un individuo “estremamente pericoloso”, per il quale sussiste un “elevatissimo pericolo che fuga”.
La Procura Generale di Milano ha però espresso parere negativo alla concessione dei domiciliari, ritenendo che “le circostanze rappresentate nella richiesta, in particolare la messa a disposizione di un appartamento e il sostegno economico da parte del Consolato dell’Iran unitamente a eventuali divieto di espatrio e obbligo di firma non costituiscano una idonea garanzia per contrastare il pericolo di fuga del cittadino iraniano di cui gli Usa hanno chiesto l’estradizione”.
L’udienza per decidere sulla richiesta di arresti domiciliari è prevista non prima del 14 gennaio 2025. Nel frattempo, l’ingegnere svizzero-iraniano esperto di droni rimane detenuto nel carcere di Opera a Milano.
L’incrocio con il caso di Cecilia Sala
Proprio nella giornata di oggi – giovedì 2 gennaio 2025 – il governo italiano ha convocato l’ambasciatore iraniano a Roma, chiedendo l’immediata liberazione di Sala e manifestando preoccupazione per le sue condizioni di detenzione.
Di tutta risposta, l’ambasciata iraniana ha parlato di “false accuse” nei confronti di Abedini (da sottolineare che invece non sono state ancora divulgate accuse precise nei confronti di Cecilia Sala), e ha affermato di aver fornito alla giornalista “tutte le agevolazioni necessarie”, auspicando una parità di trattamenti nei confronti dell’ingegnere, per il quale il governo dovrebbe “accelerare la liberazione del cittadino iraniano detenuto”.
Una situazione complessa, che evidenzia le tensioni diplomatiche tra i vari Paesi interessati nella vicenda e come non di rado si ricorra all’arresto di cittadini stranieri per utilizzarli come strumenti di pressione politica.