Migranti Diciotti da risarcire, Salvini sbotta contro la Cassazione: reazione durissima dei giudici
Tutto il centrodestra si scaglia contro i giudici della Cassazione dopo la sentenza di risarcimento ai migranti della Diciotti: Salvini spalleggiato da Meloni e Tajani
La Cassazione ha condannato il Governo a risarcire i migranti bloccati sulla Diciotti dall’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini. L’Esecutivo di Giuseppe Conte, quello gialloverde con Lega e M5S alla guida del Paese, aveva impedito per 10 giorni lo sbarco di quasi 190 persone, nell’agosto 2018. A distanza di 6 anni e mezzo, a pagare sarà il Governo in carico: Salvini si è scagliato contro i giudici, attaccati anche da Giorgia Meloni e Antonio Tajani. Il centrodestra mette un bersaglio sulla schiena della magistratura e si compatta.
- L'ira di Salvini e della Lega contro la Cassazione
- Giorgia Meloni all'attacco dei giudici con FdI
- La reazione di Antonio Tajani
- La replica della Cassazione
- Parla uno dei migranti da risarcire
- Cos'è il caso Diciotti
L’ira di Salvini e della Lega contro la Cassazione
Dopo ore dalla sentenza del 7 marzo, Matteo Salvini si è scagliato contro i giudici a margine di un evento a Milano.
Il leader della Lega ha definito la sentenza “vergognosa” perché “mi sembra un’altra invasione di campo indebita”.
Quindi, la stilettata: “Se c’è qualche giudice che ama così tanto i clandestini, li accolga un po’ a casa sua e li mantenga. Chissà, se di fronte allo splendido palazzo della Cassazione allestissero un bel campo rom e un bel centro profughi, magari qualcuno cambierebbe idea…”.
Dello stesso tenore, poco prima, il post del Carroccio: “Assurdo. Paghino questi giudici di tasca loro, se amano tanto i clandestini”.
Giorgia Meloni all’attacco dei giudici con FdI
La prima a reagire era stata la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che sui social ha definito il “principio risarcitorio assai opinabile, quello della presunzione del danno, in contrasto con la giurisprudenza consolidata”.
Su Facebook ha scritto che il Governo dovrà risarcire “persone che hanno tentato di entrare in Italia illegalmente, ovvero violando la legge dello Stato italiano”.
E ancora: “Non credo siano queste le decisioni che avvicinano i cittadini alle istituzioni, e confesso che dover spendere soldi per questo, quando non abbiamo abbastanza risorse per fare tutto quello che sarebbe giusto fare, è molto frustrante“.
Attacco multiplo, partito anche dai profili del partito della premier, Fratelli d’Italia, con due post a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro.
La reazione di Antonio Tajani
Anche il leader più pacato della maggioranza, Antonio Tajani, ministro degli Esteri e guida di Forza Italia, ha dichiarato – ripreso dall’Ansa – che “il dovere del Governo è difendere i confini nazionali, ma se tutti gli immigrati irregolari chiedessero un risarcimento così facciamo fallire le casse dello Stato. È una sentenza che non condivido, non ne condivido le basi giuridiche”.
Poi, smorzando, ha aggiunto: “Le sentenze naturalmente si rispettano, ma io non condivido né la base giuridica né i contenuti di questa sentenza”.
La replica della Cassazione
A rispondere ai tre leader ci ha pensato Margherita Cassano.
La prima presidente della Corte di Cassazione ha rivendicato che “le decisioni, al pari di quelle degli altri giudici, possono essere oggetto di critica. Sono invece inaccettabili gli insulti che mettono in discussione la divisione dei poteri su cui si fonda lo Stato di diritto”.
Parla uno dei migranti da risarcire
Uno dei migranti da risarcire, di origini eritree, assistito dall’avvocato Alessandro Ferrara, ha commentato così la decisione della Cassazione:
“Non mi interessava il risarcimento, ma che fosse accertata la responsabilità di chi ha messo in atto quelle decisioni: è stata una ingiustizia, ci hanno privato della libertà e di potere chiedere asilo senza che avessimo compiuto alcun reato“.
Il legale invece si è detto “soddisfatto ma amareggiato, perché studiare in questo Paese è inutile, regna l’ignoranza. La Cassazione si è limitata a ribadire principi consolidati. I supremi giudici hanno, ancora una volta, sancito che un atto politico che lede i diritti fondamentali dell’uomo per definizione non può essere definito tale. Porto l’esempio del mio assistito: se per 10 giorni io sono privato della libertà personale, non potendo scendere dalla nave, subisco un danno ingiusto i cui autori possono e devono essere condannati al risarcimento. In questo non c’è nulla di politico perché i diritti umani fondamentali sono tutelati a prescindere dalla cittadinanza, al colore della pelle e all’estrazione sociale”.
Cos’è il caso Diciotti
Il caso Diciotti ha rappresentato uno dei momenti di maggiore tensione nella gestione dei flussi migratori durante il primo Governo Conte.
Il 16 agosto 2018, la nave della Guardia Costiera italiana – la Diciotti, appunto -, soccorse 190 persone nel Canale di Sicilia.
L’allora ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ordinò di impedire lo sbarco per costringere Malta a farsi carico dei migranti.
Ne seguì un braccio di ferro istituzionale e giudiziario: la Procura di Agrigento aprì un fascicolo per sequestro di persona, trasmesso poi al Tribunale dei ministri di Catania, che a sua volta chiese al Senato l’autorizzazione a procedere contro Salvini.
Autorizzazione che venne negata, portando quindi all’archiviazione.
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