Maurizio Gasparri sull'aborto: cosa dice la legge 194 e cosa vuole cambiare il senatore di Forza Italia
Il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri ha presentato un ddl per modificare l'articolo 1 del codice civile, con evidenti conseguenze in materia d'aborto
“La norma sull’aborto rimane esattamente com’è”. Più volte nel corso della campagna elettorale Giorgia Meloni ha assicurato di non voler abolire o modificare la legge 194, ma di voler fare applicare meglio la parte relativa al tema della prevenzione.
Eppure tra i disegni di legge depositati in questo inizio di nuova legislatura ce n’è uno proveniente dai suoi alleati al governo che, senza cambiare formalmente la norma, porterebbe di fatto a rendere illegittima l’interruzione di gravidanza. A proporre il ddl è stato il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri lo scorso 13 ottobre, sollevando un polverone politico.
Cosa vuole cambiare Gasparri
L’obiettivo di Gasparri è modificare l’articolo 1 del codice civile sul riconoscimento dei diritti del concepito. Esso prevede che la capacità giuridica di un essere umano inizia nel momento in cui nasce.
Il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri
L’esponente di Forza Italia vorrebbe invece anticipare tale capacità prima ancora che si venga alla luce, ossia al momento del concepimento. Per questo il suo ddl è denominato “Modifica dell’articolo 1 del codice civile in materia di riconoscimento della capacità giuridica del concepito”.
Il testo completo della proposta non è ad oggi ancora disponibile e deve ancora essere assegnato alla commissione competente, ma è chiaro che la modifica pensata dal senatore, dal punto di vista giuridico, potrebbe esporre le donne intenzionate a interrompere la gravidanza al rischio dell’ipotesi di reato di omicidio.
Le critiche del Pd
Secondo l’opposizione il progetto legislativo di Gasparri mette in discussione la “ratio” alla base della legge 194. Per questo il ddl è stato definito “anti-abortista”.
Secondo la neo capogruppo al Senato del Partito Democratico Simona Malpezzi si tratta di una proposta “inaudita”. “Questa è la destra che ha cuore la libertà delle donne – ha scritto su Twitter – la destra che dice che non toccherà la 194”.
“Gasparri propone una legge che riconosce personalità giuridica al concepito, quindi una donna che per qualsiasi motivo vuole o deve interrompere la gravidanza commetterebbe un omicidio. Fermeremo questa mostruosità”, ha invece twittato Laura Boldrini.
Cosa prevede la legge 194
La legge 194 garantisce il diritto di abortire. In vigore dal 1978 a seguito del referendum abrogativo sulle “norme per la tutela sociale della maternità e l’interruzione volontaria della gravidanza”, consente alle donne di poter rivolgersi a una struttura pubblica nei primi 90 giorni di gestazione per motivi di salute, economici, sociali o familiari.
Entro il quinto mese dà invece la possibilità di interrompere la gravidanza soltanto per motivi terapeutici. Secondo quanto stabilito dalla legge, il padre non ha alcun diritto sul feto e può essere presente in consultorio o nella struttura sanitaria solo se la donna è d’accordo.
Inoltre per tutte coloro che prendono la decisione di abortire viene garantito l’anonimato. La stessa legge prevede tuttavia il diritto dei medici all’obiezione di coscienza, eccezion fatta quando la donna si trova in pericolo di vita.
Quando il medico riscontra l’esistenza di condizioni tali da rendere immediatamente necessario l’intervento, rilascia un certificato per attestarne l’urgenza. Con questo la donna può presentarsi in una delle sedi autorizzate a praticare l’interruzione della gravidanza.
Quando invece non viene riscontrato il caso di urgenza, al termine dell’incontro il medico, sulla base delle circostanze, rilascia la copia di un documento attestante lo stato di gravidanza e l’avvenuta richiesta. Poi invita la donna a soprassedere per sette giorni.
Trascorsa la settimana, colei che sceglie di abortire può presentarsi per ottenere l’interruzione della gravidanza, sempre sulla base del documento rilasciatole, presso una delle sedi autorizzate.
Oggi per eseguire un’interruzione volontaria di gravidanza esistono due metodi: quello farmacologico e quello chirurgico. Prima del 1978 la pratica abortiva, in qualsiasi sua forma, era considerata un reato dal codice penale.