Matteo Fabbri, studente genio lascia la scuola perché troppo intelligente: "Umiliato e rifiutato"
Matteo Fabbri, oggi pluri-laureato, è uno studente genio che ha lasciato la scuola perché troppo intelligente: il racconto della sua storia
Pochi mesi fa il Governo Meloni ha inserito la dicitura “Merito” nel nome del Ministero dell’Istruzione, ma la parola stride con la storia di Matteo Fabbri, studente-genio che ha lasciato il liceoperché troppo intelligente. Oggi è pluri-laureato ed ha raccontato la sua storia.
- Chi è Matteo Fabbri, lo studente-genio
- Dal bullismo agli insegnanti: perché ha lasciato la scuola
- I geni incompresi in Italia: bisogna fare di più
Chi è Matteo Fabbri, lo studente-genio
Il racconto di Matteo Fabbri, affidato ad un’intervista di Repubblica, è una favola a lieto fine di chi nonostante le difficoltà è riuscito a farcela. Difficoltà del sistema, in questo caso, e non personali.
Fabbri oggi ha 24 anni è laureato in Filosofia a Bologna, ha conseguito una magistrale alla Normale di Pisa ed è al lavoro su un dottorato in Cyber Security, ma le cose potevano andare molto diversamente.
Matteo Fabbri ha anche conseguito in contemporanea un Master of Science in Social Science of the Internet a Oxford
Al terzo anno di liceo ha lasciato la scuola – il liceo classico Ariosto di Ferrara, sua città – perché la sua intelligenza era diventata un problema: era uno studente-genio e questo lo ha tutt’altro che aiutato.
Dal bullismo agli insegnanti: perché ha lasciato la scuola
Nell’intervista, Matteo Fabbri rivela di essere stati rifiutato in quanto plusdotato. “Ho iniziato a subire atti di bullismo da parte dei miei compagni”, ma in più anche gli insegnanti ci hanno messo del loro: “Hanno cominciato a non considerarmi più”
Fabbri ha raccontato di non essersi sentito valorizzato per le sue capacità, che necessitavano di programmi accelerati. Invece, ha rischiato di smarrire ogni motivazione perché “affossato come persona da un sistema scolastico che non era fatto per chi è come me”.
Dopo aver deciso di abbandonare la scuola, ha continuato da autodidatta e si è presentato così agli esami di maturità, dove ha ottenuto un 95 giudicato senza precedenti per un candidato esterno.
I geni incompresi in Italia: bisogna fare di più
Nel suo racconto, è stata toccata proprio anche la novità introdotta dal Governo Meloni, la dicitura al merito: “Non mi interessa il nome in sé che può anche essere frutto di una ideologia, vorrei vedere cosa produce sul campo”.
La sua speranza, come quella di tanti altri geni potenzialmente incompresi come il piccolo Matias, è che l’Italia si metta in pari con le direttive europee sulla plusdotazione e possa far sentire pienamente integrati ed espressi anche gli studenti come lui.
“La mia storia è fatta di sofferenza – ha detto – ma anche di volontà di essere riconosciuto per i miei meriti”. Non grazie al sistema scolastico, però: “La scuola? Mi ha umiliato e rifiutato“.