Matteo Bassetti dopo l'aumento di casi di febbre Dengue in Italia: qual è il rischio che scoppi un'epidemia
L'infettivologo Matteo Bassetti fa il punto sui casi di Dengue registrati in Italia e richiama l'attenzione sulle misure per evitare epidemia
Non si placa l’allerta Dengue in Italia e in vista dell’estate sale l’attenzione sul rischi focolai sul territorio. Nei prossimi mesi è verosimile attendersi un aumento dei casi della febbre tropicale importati dal Sud America, in particolare dal Brasile dove l’infezione ha raggiunto livelli da record con oltre 2,5 milioni di contagi e gli esperti non escludono la possibilità dello sviluppo di un’epidemia anche nel nostro Paese. Un’eventualità da scongiurare come sottolinea Matteo Bassetti, presidente della Società italiana di terapia antinfettiva e direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova.
Il punto di Bassetti
Secondo quanto riferito all’Ansa dall’infettivologo, in Italia “registriamo un leggero aumento dei casi di infezione dengue, ma questo era ampiamente previsto poiché, con la bella stagione, aumentano gli spostamento anche verso il Centro e Sud America, dove l’infezione è altamente presente. Di conseguenza, i casi sono lievemente cresciuti anche da noi, ma sono tutti casi di importazione”.
“Al momento – spiega Bassetti – siamo di fronte a casi tutti di importazione, ovvero registrati in persone che avevano viaggiato e provenivano da Paesi dove l’infezione è endemica. E’ evidente che con l’impennata di casi in Paesi come Brasile, Argentina e Perù, sono aumentati anche i casi di infezione in chi rientra da questi luoghi”.
La zanzara tigre, principale responsabile dell’epidemia da febbre Dengue in Brasile
I casi di Dengue in Italia
Negli stessi giorni in cui si registrava un sospetto caso di Dengue a Brescia, un ragazzo proveniente dall’Argentina veniva dimesso dal reparto di Malattie infettive dell’Irccs di Genova diretto da Bassetti, dopo aver contratto la febbre tropicale.
Per l’infettivologo gli episodi di Dengue in Italia sono destinati a crescere, anche perché “negli ultimi mesi è cresciuta l’attenzione anche mediatica rispetto a tale infezione, ed è più facile che coloro che rientrano da viaggi in questi luoghi si sottopongano a controlli all’insorgenza di qualunque primo segnale sospetto”.
Il rischio di focolai di febbre Dengue
L’esperto richiama dunque l’attenzione delle autorità sanitarie sulla possibilità che la febbre possa cominciare a circolare sul territorio italiano: “L’aspetto più importante è che a questo punto non si sviluppino dei focolai autoctoni sul nostro territorio, ovvero casi di infezione sviluppati in soggetti che non hanno mai viaggiato in territori a rischio, come già accaduto nel 2023 con due focolai in Lazio e Lombardia. Focolai autoctoni, infatti, porterebbero ad un rischio di epidemie”.
L’infettivologo sottolinea come sia prioritario evitare la diffusione del contagio sul territorio tramite le zanzare tigre, a partire un individuo infetto di rientro da Paesi colpiti dall’epidemia: “Finora – chiarisce – ciò non è avvenuto anche perché l’inverno non è la stagione propizia, ma con la primavera e l’estate le zanzare si riproducono con più velocità e bisogna fare molta attenzione”.
Per Bassetti, una misura importante di prevenzione “sono le disinfestazioni ed il ministero si è mosso bene e presto rispetto al resto dell’Europa, con tre circolari. Ma ora la competenza passa agli enti locali che devono attivarsi”.