Mara Cagol, svolta nel caso della brigatista uccisa 47 anni fa: cosa sta succedendo
Dopo 47 anni, si smuove qualcosa nel caso Mara Cagol, brigatista uccisa nell'ambito del primissimo sequestro delle Brigate Rosse: cosa sta succedendo
Si registra una svolta improvvisa nel caso legato a Margherita ‘Mara’ Cagol, brigatista uccisa nel 1975 assieme all’appuntato dei carabinieri Giovanni D’Alfonso. A spingere per la riapertura delle indagini è stato il figlio del militare.
- Caso Mara Cagol, interrogati ex brigatisti
- Chi è Mara Cagol e cosa è successo 47 anni fa
- Caso riaperto grazie al figlio di D'Alfonso
Caso Mara Cagol, interrogati ex brigatisti
Dopo 47 anni si smuove qualcosa nelle indagini sul conflitto a fuoco che è costato la vita alla brigatista Mara Cagol e al carabiniere D’Alfonso. Stando a quanto riportato in queste ore dalle agenzie stampa, l’esito delle nuove ricerche ha dato i suoi frutti.
Sono stati infatti interrogati a Milano alcuni ex esponenti delle celebri Brigate Rosse, l’organizzazione terroristica italiana di estrema sinistra costituitasi nel 1970 e che ha portato avanti una sanguinosa lotta armata.
I Carabinieri del Ris di Parma, si apprende, potrebbero essere vicini a individuare chi ha partecipato ai fatti del 5 giugno 1975, data del primo storico sequestro delle Br ai danni dell’imprenditore Vittorio Vallarino Gancia.
Chi è Mara Cagol e cosa è successo 47 anni fa
Moglie di Renato Curcio e a sua volta tra i fondatori delle Brigate Rosse, Mara Cagol ha preso parte non solo al sequestro del magistrato Mario Sosso, ma ha anche guidato l’assalto al carcere di Casale Monferrato per far evadere Curcio.
Il 5 giugno di 47 anni fa, inoltre, ha partecipato al rapimento dell’imprenditore Vallarino Gancia, il primo condotto dalle Br per la propria campagna di auto-finanziamento. Il giorno dopo, nei pressi della cascina Spiotta d’Arzello (Acqui Terme), è andato in scena un sanguinoso scontro coi Carabinieri.
Nel conflitto a fuoco sono state utilizzate armi automatiche e bombe a mano: Mara Cagol è rimasta uccisa assieme all’appuntato dei carabinieri Giovanni D’Alfonso. L’imprenditore è stato poli liberato incolume.
Caso riaperto grazie al figlio di D’Alfonso
La vicenda non è mai stata completamente risolta e non tutti i colpevoli del rapimento sono stati trovati. Motivo per cui il figlio dell’appuntato D’Alfonso ha presentato un esposto per far riaprire il caso.
“Questa è una questione di giustizia e di verità storica. Anche per onorare la figura di mio padre, un eroe che diede la vita per le istituzioni” ha detto Bruno D’Alfonso, anch’egli carabiniere, dopo aver chiesto la riapertura delle indagini.
L’attività investigativa e gli interrogatori fanno ora seguito ad accertamenti scientifici condotti sui reperti sequestrati all’epoca della sparatoria. Le tecniche moderne di oggi potrebbero infatti aver portato alla luce nuovi elementi necessari a fare giustizia.