Le regole del nuovo patto di stabilità Ue dal deficit del Pil al debito: reazione della premier Giorgia Meloni
“Un compromesso di buon senso”: così la premier Giorgia Meloni commenta il nuovo patto di stabilità Ue.
L’Ue è riuscita a trovare l’intesa al nuovo patto di stabilità. I principi cardine restano quelli fissati nel Trattato di Maastricht: deficit al di sotto del 3% del Pil e debito inferiore al 60%.
Introdotti, però, nuovi margini di flessibilità per evitare austerità, blocco degli investimenti e rallentamento della crescita nel tentativo di risanare i conti nazionali.
Il nuovo patto di stabilità Ue
In uno straordinario Ecofin convocato il videocall, nell’ultimo pomeriggio disponibile, l’Ue è riuscita a trovare un accordo, segnando una svolta nella storia economica del continente.
Giorgetti cede al compromesso: sì al nuovo patto di stabilità Ue
L’intesa tra i ministri, da negoziare con l’Eurocamera, dovrebbe portare al varo di nuove regole entro aprile 2024.
Ecco i punti chiave del nuovo patto di stabilità:
- Riduzione del deficit. Quando il deficit supera il tetto del 3% l’aggiustamento annuo richiesto è dello 0,5% del Pil, tenendo conto dell’aumento della spesa al fine di non bloccare gli investimenti urgenti.
- Braccio preventivo. I Paesi con un rapporto debito-Pil superiore al 90% sono tenuti a far scendere il livello del disavanzo all’1,5%, attraverso un aggiustamento strutturale annuo dello 0,4% per i primi 4 anni, dello 0,25% per i successivi 7 anni. Al netto degli interessi sul debito in linea con l’impegno del Paese a investimenti e risorse.
- Riduzione debito. La riduzione del debito dovrà essere pari all’1% annuo per i Paesi che superano la soglia di rapporto debito-Pil del 90%. Dello 0,5% annuo per chi si attesta in una soglia tra il 60 e il 90%.
- Periodo transitorio. Spazio agli investimenti per i singoli Paesi: la Commissione europea, tra il 2025 e il 2027, terrà conto degli oneri degli interessi sul debito nello stabilire il percorso di risanamento dei conti.
- Piani di spesa e scostamento dai piani. L’utilizzo dei fondi pubblici dovrà essere concordato dai singoli Paesi con la Commissione europea. Prevista la possibilità di uno sforamento dello 0,3% su quanto concordato. I piani ad hoc sono quadriennali, ma potranno essere estesi a 7 anni.
L’Italia è stata decisiva
L’apporto dell’Italia è stato “decisivo” – nel termine utilizzato dal commissario agli Affari Ue Paolo Gentiloni – nell’accordo sul nuovo patto di stabilità Ue.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti avrebbe potuto opporsi al compromesso, unico tra i 27 rappresentanti politici. Alla fine, tuttavia, Giorgetti ha sposato il compromesso, cedendo al forte pressing messo in atto da Francia e Germania.
Il commento (positivo) di Giorgia Meloni
Positiva la reazione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che in serata ha così definito il nuovo patto di stabilità Ue:
È stato trovato un compromesso di buonsenso, il Patto è migliorativo rispetto al passato.
Nonostante il rammarico per il mancato accordo sulla golden rule sugli investimenti, in una nota di Palazzo Chigi si apprezzano le “regole meno rigide e più realistiche di quelle attualmente in vigore, che scongiurano il rischio del ritorno automatico ai precedenti parametri”. Parametri che, a detta della premier erano “insostenibili per molti Stati membri”.