Le cause del naufragio di Palermo e quello che non torna: il dettaglio sull'albero e le vele ammainate
Dopo più di 24 ore di ricerche per i dispersi emergono i primi dubbi sulle cause e le dinamiche del naufragio del Baysian a Palermo: cosa non torna
Mentre si cercano ancora i dispersi del naufragio della barca a vela Baysian nelle acque di Palermo, spuntano i primi dubbi sulle cause della tragedia e sulla dinamica. Comprensibilmente, nei momenti concitati in cui si battevano le prime notizie sul dramma è capitato di ricevere e riportare informazioni contraddette da ciò che è emerso successivamente dalle operazioni dei soccorritori. Mentre scriviamo, i sommozzatori avrebbero individuato un varco per raggiungere i dispersi ancora presenti all’interno dell’imbarcazione.
- Naufragio di Palermo: i dubbi su cause e dinamica
- I dispersi e i sopravvissuti
- La difficoltà delle ricerche
Naufragio di Palermo: i dubbi su cause e dinamica
Dalle prime testimonianze era emerso che la Baysian si fosse inabissata dopo la rottura dell’albero maestro. A riferirlo era il comandante Karsten Börner della Baden Powell, la prima a soccorrere lo yacht dopo il naufragio. Va ricordato che la Baysian vantava il record del più alto albero maestro in alluminio, ben 75 metri.
Börner aveva raccontato di aver assistito al momento in cui l’albero maestro si spezzava, sferzato dalle onde e dalla furia del tornado. Tuttavia, come riporta La Stampa, dalle prime ispezioni dei sommozzatori dei vigili del fuoco e della guardia costiera emerge che l’albero sarebbe rimasto integro, almeno per i primi 50 metri. Il relitto sarebbe adagiato sul fondale del mare inclinato su un lato a 90 gradi.
Mentre si cerca di raggiungere i dispersi del naufragio di Porticello (Palermo) emergono i primi dubbi sulle cause della tragedia e sulla dinamica del dramma
Ancora, i dubbi arrivano inevitabilmente sulla fama di inaffondabile del Bayesian, appellativo usato anche per un’altra storica imbarcazione di cui il mondo intero conosce le sorti da più di un secolo. A riportare questo dettaglio è Dagospia, che da fonti internazionali scrive che l’imbarcazione era progettata per sopportare tratte transoceaniche e affrontare eventi metereologici avversi più pericolosi di una tromba d’aria, il fenomeno che poi ha decretato la sua fine.
Infine, un altro dubbio riguarda lo stato in cui si trovavano le vele nel momento del disastro. Secondo Il Fatto Quotidiano, l’inabissamento sarebbe avvenuto a vele ammainate, ovvero a vele abbassate, dunque nell’impossibilità di affrontare le violente correnti del tornado. Ascoltato dal Corriere della sera, il perito nautico Gino Ciriaci ha spiegato che “senza l’albero – che probabilmente è rimasto integro, nda – e le vele che smorzano questi movimenti lo scafo tende a reagire più liberamente alle sollecitazioni di vento e frangenti”.
Nel caso di Palermo, la tromba d’aria è stata “così violenta che la barca è sbandata, si è inclinata e ha messo sott’acqua il bordo della coperta. A quel punto, l’acqua ha cominciato a entrare e la barca è affondata”. Le domande, quindi, ritornano: l’albero maestro è davvero rimasto integro? Le vele erano ammainate? Era davvero inaffondabile?
I dispersi e i sopravvissuti
Mentre scriviamo, sono ancora sei i dispersi del naufragio. Il più noto è il magnate Mike Lynch, promotore dell’iniziativa come viaggio premio per i suoi dipendenti; insieme a lui c’erano la figlia Hannah di 18 anni e il suo avvocato Chris Morvillo con la moglie Nada.
A bordo c’erano anche Jonathan Bloomer, presidente della Morgan Stanley International e sua moglie Anne Elizabeth. Tra i superstiti, attualmente ospiti presso l’hotel Domina Zagarella, c’è anche Angela Bacares, moglie di Mike Lynch e madre di Hannah.
La difficoltà delle ricerche
Fino ad ora, l’unico cadavere recuperato dalle acque è quello di Ricardo Thomas, cuoco dell’equipaggio. I sommozzatori parlano di una “piccola Concordia” data la difficoltà del recupero dei dispersi: gli spazi interni dell’imbarcazione sono angusti e sul ponte di comando ci sono cavi elettrici e altri oggetti che impediscono il passaggio. Inoltre, i sommozzatori hanno solamente dieci minuti ciascuno per l’immersione.
Il recupero della salma di Thomas è stato possibile in quanto si trovava all’esterno della barca. Non è chiaro, invece, se dagli oblò del Baysian sia possibile vedere i cadaveri. Su questo dettaglio le fonti sono contrastanti.