"La vita è bella" di Roberto Benigni: chi era Rubino Romeo Salmonì, l'ebreo che ha ispirato il film
Affrontò con positività e ironia la deportazione nei campi di sterminio: Rubino Romeo Salmonì ispirò Benigni nel creare il film "La vita è bella"
La figura di Rubino Romeo Salmonì, ebreo sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti, ispirò Roberto Benigni per il fortunato film “La vita è bella“. Testimone della Shoah, Salmonì dedicò la vita a trasmettere valori di libertà e giustizia: è scomparso nel 2011 dopo aver donato ai posteri il suo libro “Ho sconfitto Hitler”.
Roberto Benigni lesse il suo libro
Non sono in molti a sapere che Roberto Benigni trasse ispirazione da una storia vera nel realizzare il film premio Oscar “La vita è bella“.
L’artista toscano, infatti, ebbe l’opportunità di leggere “Ho sconfitto Hitler“, libro scritto da Rubino Romeo Salmonì, ebreo romano sopravvissuto alla Shoah.
Romeo Salmonì sopravvisse alla prigionia nel campo di Auschwitz
“Nella storia di Romeo, narrata con grande semplicità e con profonda sensibilità, ritroviamo la storia della nostra comunità” scriveva Nicola Zingaretti, ai tempi presidente della provincia di Roma, nella prefazione del volume. “Tutti noi, cittadini dell’Europa del nuovo millennio, sentiamo di avere un debito di riconoscenza verso Romeo e verso tutti gli uomini e le donne che come lui hanno avuto la forza di scampare alla macchina di morte nazista”.
Chi era Rubino Romeo Salmonì
Romeo Salmonì, nato a Roma il 22 gennaio 1920 e morto nella stessa città il 9 luglio 2011, sfuggì alla razzia nazista nel Ghetto romano il 16 ottobre 1943, ma venne catturato dalla polizia fascista nell’aprile del 1944.
Dopo essere stato imprigionato prima a via Tasso e poi a Regina Coeli, iniziò quello che descrisse nel suo libro come “un lungo cammino verso la morte”.
Riuscì a sopravvivere dopo essere stato deportato prima a Fossoli e poi ad Auschwitz. Nell’agosto 1945 fece ritorno a Roma, dove riabbracciò i genitori. Angelo e Davide, i suoi fratelli, non li rivide mai più, vittime della ferocia nazista.
L’uomo dietro “La vita è bella”
Salmonì in vita “si è costantemente adoperato per rafforzare e diffondere, in particolare tra le nuove generazioni, i valori essenziali di libertà, giustizia e democrazia, oscurati dalla barbarie della stagione nazifascista“.
A ricordarlo così, all’indomani della sua morte, era stato l’allora segretario generale della Presidenza della Repubblica Donato Marra, quando al Quirinale risiedeva Giorgio Napolitano.
Una figura di deportato certamente peculiare. Costretto a lavorare sotto coercizione nelle officine meccaniche del campo, è infatti ricordato per il suo atteggiamento vivace e positivo, che gli permetteva di infondere coraggio e speranza agli altri nei momenti più bui.
Proprio la sua capacità di non cedere alla disperazione, nonostante le circostanze terribili, ispirò la realizzazione del film “La vita è bella”.