La morte di Alexei Navalny è un giallo: tutti i misteri dietro al decesso, dai lividi alle telecamere spente
Il decesso di Alexei Navalny è avvolto nel mistero: cos'è successo al dissidente e perché il corpo è pieno di lividi?
La morte dell’oppositore russo Alexei Navalny è ancora avvolta nel mistero. Il corpo del 47enne si troverebbe all’ospedale di Salekhard, ma a nessuno della sua famiglia o del suo entourage è stato consentito di vedere il cadavere che, secondo quanto trapela, sarebbe pieno di lividi.
- I misteri sulla morte di Navalny
- Lividi sul corpo del 47enne
- Corpo "sequestrato", nessuno l'ha visto
- Le segnalazioni sulla colonia e le telecamere spente
I misteri sulla morte di Navalny
Il decesso del dissidente russo è un giallo e dalla Russia c’è il tentativo di prendere tempo per cercare di chiarire cosa sia successo lo scorso 26 febbraio. Come riferito dalla portavoce di Navalny, Kira Yarmysh, le indagini sono state ampliate perché al momento la causa della morte sarebbe “sconosciuta“.
Eppure, in un primo momento, era stata data per certa la morte per embolia dopo una passeggiata. Successivamente era stato detto che Navalny fosse morto improvvisamente, ipotizzando la sindrome da morte improvvisa. Ma il cadavere del 47enne direbbe altro.
La foto di Navalny in una veglia a Riga, in Lettonia
Lividi sul corpo del 47enne
Dopo le prime ore convulse, nelle quali non si sapeva dove fosse effettivamente il corpo, Navalny sarebbe stato trasferito presso l’ospedale di Salekhard, una città non lontana da Kharp dove ha sede la colonia penale IK-3 dove era detenuto.
Il cadavere è sotto custodia russa e nessuno l’ha potuto vedere. Ma da un primo resoconto dei sanitari sarebbero emersi lividi su tutto il corpo. Ma causati da cosa? I medici hanno sottolineato che sarebbero delle lesioni provocate dal massaggio cardiaco, ma anche dovuti alla violenza con cui il personale avrebbe immobilizzato il 47enne in preda alle convulsioni avute prima di morire.
Corpo “sequestrato”, nessuno l’ha visto
Intanto il corpo resta in obitorio, sorvegliato dalle forze dell’ordine che hanno respinto familiari e legali di Navalny. Kira Yarmysh, portavoce del 47enne, ha infatti fatto sapere su X che alla madre di Navalny e ai suoi avvocati “non è stato permesso di entrare“.
Addirittura, racconta, uno dei legali “è stato letteralmente spinto fuori“. Si tratta del terzo giorno consecutivo in cui viene negato l’accesso alla salma.
Il corpo può essere trattenuto per 30 giorni dagli inquirenti, ma nel caso venisse aperto un procedimento penale allora questo termine si protrarrebbe indefinitamente. E Yarmysh, sui social, ha fatto sapere che il comitato investigativo ha informato la madre e gli avvocati che le indagini “sono state ampliate e non dicono quanto tempo ci vorrà”.
Le segnalazioni sulla colonia e le telecamere spente
In un quadro avvolto nel mistero, poi, ci sono anche i racconti e le segnalazioni di chi vive vicino la colonia. C’è chi racconta, infatti, di aver visto movimenti strani già la sera prima del decesso di Navalnvy, con funzionari dei servizi segreti visti in zona e detenuti chiusi nelle celle all’improvviso senza motivo.
Inoltre le telecamere di sorveglianza sarebbero state disabilitate ore prima della comunicazione della morte del dissidente.