La frase di Massimo D'Alema su Silvio Berlusconi e i magistrati sorprende tutti: cosa ha detto l'ex premier
L'ex premier parla del rapporto con lo storico avversario politico e ammette che probabilmente Berlusconi avesse ragione a sentirsi perseguitato
Alla fine Massimo D’Alema concede l’onore delle armi a Silvio Berlusconi riconoscendo che ha avuto qualche ragione nel ritenersi perseguitato dalla magistratura. L’ammissione dell’ex storico avversario arriva nel giorno dei funerali di stato al Cavaliere con un’intervista al ‘Corriere della Sera’, nella quale dice anche la sua sulla disputa del lutto nazionale: “È una decisione che corrisponde a un sentimento non di tutti, certo, ma di una parte importante degli italiani. Non credo che debba essere materia di polemiche”.
L’ammissione di D’Alema
“Credo che Berlusconi abbia sollevato un problema reale declinandolo nel modo sbagliato. E cioè interpretandolo come se ci fosse il complotto dei magistrati di sinistra contro di lui” ha detto D’Alema al ‘Corriere della Sera’.
Massimo D’Alema e Silvio Berlusconi nel 1997
“In realtà quello che si era determinato nel nostro Paese era stato uno squilibrio nei rapporti tra poteri dello Stato, questa è la verità” ha spiegato l’ex premier, secondo cui l’indebolimento dei partiti avrebbe dato più potere ‘politico’ alla magistratura, la quale sarebbe andata oltre il compito di perseguire i reati, finendo per “vigilare sull’etica pubblica e promuovere il ricambio della classe dirigente”.
“Il tema era il riequilibrio, non il complotto contro Berlusconi – ha dichiarato D’Alema – E alla fine quel suo scontro con i giudici ha creato un clima nel quale non è stato possibile fare nessuna riforma”.
Il rapporto tra D’Alema e Berlusconi
Nell’intervista l’ex presidente del Consiglio ha ricordato come lui e Berlusconi si conobbero per la prima volta: “Era il 1992, ero capogruppo alla Camera del Pds e a Montecitorio si discuteva un provvedimento che gli stava molto a cuore” racconta D’Alema.
“Gianni Letta mi disse che Berlusconi avrebbe voluto incontrarmi. Ci vediamo in un ufficio di Fininvest a Roma, c’era anche Confalonieri. E Berlusconi fu bravissimo: per tutta la durata dell’incontro non fece mai riferimento alla legge che gli interessava” dice l’ex segretario del Pds, svelando come il Cavaliere gli avesse anche proposto un posto in televisione.
Il ricordo di D’Alema
“Berlusconi era un combattente. Un avversario, certo, ma un uomo capace anche di suscitare ammirazione e persino simpatia dal punto di vista umano” è il ricordo di D’Alema, che nelle prime ore dalla notizia della morte del Cavaliere aveva commentato così: “Colpisce e addolora la scomparsa di Silvio Berlusconi. Vorrei innanzitutto esprimere ai suoi familiari, ai suoi amici e alla sua parte politica il cordoglio di chi, come me, lo ha contrastato sul piano della politica durante i trent’anni di storia della cosiddetta Seconda Repubblica”.
“Non è ora il momento per una valutazione di carattere storico e politico – aveva aggiunto in conclusione l’ex avversario – anche se è indiscutibile il contributo che Berlusconi ha dato alla edificazione di un nuovo sistema e alla creazione, in Italia, di una destra legata al sistema democratico europeo. Rimane il ricordo, sia pure nella durezza del conflitto, del suo tratto umano affabile e cordiale”.