NOTIZIE
STORIE

L'avvocato della famiglia Borsellino chiede di indagare sulla Procura di Palermo nel 1992: "Nido di vipere"

Fabio Trizzino, avvocato della famiglia di Paolo Borsellino, punta il dito contro la Procura di Palermo e chiede nuove indagini sul magistrato ucciso

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

A distanza di 31 anni, la strage di via D’Amelio che ha ucciso il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta continua a presentare alcuni punti oscuri. L’avvocato della famiglia chiede di indagare sulla Procura di Palermo di quel tempo, definita dallo stesso collega di Giovanni Falcone “un nido di vipere”.

La frase di Paolo Borsellino contro la Procura di Palermo

Parte tutto da quelle parole di Paolo Borsellino, riportate in una testimonianza resa dalla vedova Agnese Piraino e impugnata ora dal genero e avvocato Fabio Trizzino, marito della figlia Lucia. Il legale ha parlato in audizione alla commissione parlamentare antimafia.

Stando a quanto riportato dal Giornale di Sicilia, Trizzino ha “alzato il tiro” e puntato il dito direttamente contro la Procura di Palermo del 1992. Il movente della strage sarebbe il noto dossier “mafia appalti”, ma dietro alla sua morte ci sarebbe altro.

Fiaccolata in ricordo delle vittime della strage di via D’Amelio del 19 luglio 2023

“Mi uccideranno ma non sarà una vendetta della mafia – aveva detto Borsellino – La mafia non si vendica, forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno i miei colleghi e altri”.

Il magistrato definiva il suo ufficio “un nido di vipere”

Per Trizzino, quella confidenza di Borsellino alla moglie va incrociata con la testimonianza del 2009 nella quale è emerso che il magistrato definiva il suo stesso ufficio “un nido di vipere”. Questo dovrebbe essere oggetto di accurate indagine, per il legale.

Gli inquirenti dovrebbero “andare a cercare dentro l’ufficio della procura di Palermo”, per verificare se al tempo siano state messe in atto condotte che abbiano favorito “quel processo di isolamento, delegittimazione, indicazione come target e obiettivo di Paolo Borsellino”.

Condizioni che, specifica, sono state spesso essenziali negli omicidi eccellenti di Palermo. Trizzino ha fatto il nome dell’allora procuratore Pietro Giammanco (morto nel 2018) e che “resero di fatto impossibile la vita di Borsellino”.

Per il legale bisogna indagare ancora sulla strage del 1992

L’avvocato invita l’attuale Procura a “guardare dentro di sé e a quello che ha combinato in quel frangente della storia repubblicana”, specialmente perché in tutti questi anni “non ho mai sentito un mea culpa”.

Nell’audizione alla commissione parlamentare antimafia, inoltre, ha citato i rapporti dei carabinieri dei Ros e l’informativa sulla società Sirap dai quali è emerso lo scandalo sui legami tra amministrazione e mafia, raccolti poi nel cosiddetto dossier “mafia appalti”.

La Procura di Caltanissetta è tornata ad occuparsene riaprendo l’inchiesta e questo è un pezzo del puzzle per far luce sulla strage di via D’Amelio del 1992: “Vedremo se la morte di Borsellino era veramente inevitabile” ha aggiunto il legale.

La presidente della commissione, Chiara Colosimo, ha risposto a queste audizioni con un primo iniziale mea culpa: “Dovremmo chiedere perdono se non siamo riusciti in tutti questi anni a dare una risposta alle tante domande che fin qui ci avete posto”.

Fonte foto: ANSA

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963