Ius sanguinis pilastro della nuova legge per la cittadinanza italiana, stretta per evitare casi "alla Messi"
Il governo cambia le regole sulla cittadinanza: solo due generazioni di discendenza, più controlli e stop ai casi paradossali come quello di Lionel Messi
Arriva la riforma per la cittadinanza. Cambiano le regole per gli italiani all’estero: restano le origini familiari, ma si stringe sulla discendenza. Stop ai passaporti facili come quello del caso Messi.
La nuova legge per la cittadinanza
Il Consiglio dei ministri ha approvato il cosiddetto “pacchetto cittadinanza”, voluto dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. L’obiettivo è evitare abusi e rafforzare il legame tra lo Stato italiano e chi richiede il passaporto, dice il ministro.
Così non sarà più possibile ottenere la cittadinanza italiana se si discende da avi troppo lontani. La nuova norma vale solo fino alla seconda generazione: chi ha almeno un genitore o un nonno nato in Italia potrà ancora essere cittadino dalla nascita.

Nel frattempo, le domande non si faranno più attraverso i consolati, spesso sovraccarichi, ma tramite un nuovo ufficio centralizzato alla Farnesina. E il contributo per avviare la pratica salirà da 300 a 600 euro nel 2026, con l’ipotesi di arrivare a 700.
Cos’è lo Ius sanguinis
Il principio dello ius sanguinis, la cittadinanza trasmessa per sangue, resta al centro della legge italiana. È la base della legge del 1992, che ha permesso a milioni di discendenti di italiani emigrati nel mondo di riottenere il passaporto italiano.
Ma proprio questo meccanismo ha generato nel tempo una lunga serie di abusi secondo il ministro e i numeri. Infatti in dieci anni, i cittadini italiani residenti all’estero sono passati da 4,6 a 6,4 milioni. In Argentina, in particolare, si è passati da 20mila a oltre 30mila riconoscimenti.
Molti di questi, però, riguardavano persone che non parlano italiano, non conoscono il Paese e non hanno alcun legame effettivo, se non un avo lontano partito più di un secolo fa.
Stretta casi “alla Messi”
Il caso più emblematico in tal senso è quello di Lionel Messi. Il campione argentino è infatti cittadino italiano grazie a un trisnonno emigrato da Recanati a fine ’800.
Un caso limite, ma non isolato. In Veneto, comuni come quelli della Val di Zoldo si sono trovati a gestire migliaia di domande sospette, spesso presentate tramite agenzie che vendevano “cittadinanze facili” a 3.000 euro l’una.
Così il governo ha deciso di intervenire: “Non possiamo incentivare imbrogli o finta cittadinanza”, ha detto Tajani. Accanto a una stretta sulle regole, è stato annunciato anche un piano per sostenere chi davvero vuole tornare a vivere in Italia.
