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Il governo Meloni sblocca le trivelle: quanto gas c’è in Italia e dove si trova. La mappa delle estrazioni

Con l'emendamento al decreto Aiuti-ter, l'esecutivo punta a raddoppiare la produzione nazionale di metano: dove si trovano i giacimenti

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Con l’emendamento al decreto Aiuti-ter approvato dal Consiglio dei ministri in data 4 novembre, il governo di Giorgia Meloni ha autorizzato lo svolgimento di trivellazioni nel mar Mediterraneo nel tentativo di trovare nuovi giacimenti da cui estrarre gas naturale. Si tratta di una modifica al piano regolatore che disciplina le estrazioni di idrocarburi in Italia: il limite di distanza dalle coste viene spostato dalle attuali 12 miglia a sole 9 miglia.

Durante la terza riunione dell’esecutivo da inizio legislatura è stato redatto un testo che introduce nuove norme per “incrementare e rafforzare la sicurezza degli approvvigionamenti“. Un passaggio che la premier aveva annunciato diverse volte durante le settimane precedenti, nonostante le molte voci di protesta provenienti non solo dai partiti di opposizione, ma anche da molti esponenti ritenuti vicini alla maggioranza di centrodestra.

Via libera alle trivellazioni: la mossa dell’esecutivo per sganciare l’Italia dal gas russo

L’obiettivo del governo è quello di aumentare progressivamente la mole di gas naturale estratto dai giacimenti presenti sul nostro territorio nazionale. La misura approvata in Consiglio dei ministri si inserisce nel solco tracciato dal precedente governo di Mario Draghi, che con il lavoro svolto dal ministro Roberto Cingolani (ex titolare della Transizione ecologica e ora consulente di Giorgia Meloni per le politiche energetiche) aveva iniziato un percorso indirizzato a diminuire la dipendenza italiana dal gas proveniente dalla Russia.

Oltre a questo aspetto ritenuto principale, il rafforzamento delle estrazioni è rivolto anche alla riduzione dei cosiddetti gas climalteranti, ossia quelli la cui concentrazione nell’atmosfera è aumentata nel corso del tempo per effetto delle sole attività svolte dall’uomo. Come si legge nel testo dell’emendamento, il contrasto al riscaldamento climatico verrebbe promosso proprio “attraverso l’incremento dell’offerta di gas di produzione nazionale destinabile ai clienti industriali finali ad un prezzo accessibile“.

Via libera alle trivellazioni: le misure del governo contro il caro bollette

Ed è quest’ultima voce a rendere l’idea dello sforzo che l’esecutivo sta facendo per andare incontro alle grandi imprese energivore (vetro, carta, ceramica settore siderurgico) messe in ginocchio dal caro bollette. Già durante la scorsa estate il prezzo medio delle fatture del gas era schizzato a dei livelli ben quattro volte più alti rispetto allo stesso periodo del 2021.

Un fattore che – assieme all’emergenza energetica degli ultimi mesi per il costo dell’elettricità – ha spinto Giorgia Meloni a prendere provvedimenti straordinari per evitare il tracollo economico di molti settori industriali strategici per il nostro Paese che si ritrovano in forte difficoltà.

Gilberto Pichetto FratinFonte foto: ANSA

Infatti, durante la conferenza stampa convocata assieme al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, la leader di Fratelli d’Italia ha spiegato come tra la fine del 2022 e il prossimo anno verranno messi in campo ben 30 miliardi di euro (accumulabili tramite l’innalzamento del deficit programmatico al 4,5% nel 2023) proprio per aiutare a contrastare il folle rincaro dei costi per le utenze di luce e gas.

Via libera alle trivellazioni: dove verranno effettuate le estrazioni di gas in Italia

Secondo le stime diffuse da Palazzo Chigi, la previsione è quella di estrarre due miliardi di metri cubi di gas da destinare alle oltre 150 aziende ad alto consumo di metano. Il prezzo calmierato rientrerà in una forchetta compresa tra i 50 e i 100 euro per ogni megawattora, un valore assai più basso rispetto ai circa 153 euro dell’attuale parametro di riferimento per il mercato italiano.

Come specificato dal ministro, le trivellazioni dovranno avvenire nell’area geografica situata al di sotto del 45° parallelo. L’unica eccezione verrà fatta per la foce del ramo di Goro del fiume Po ed è di grande importanza: infatti si tratta di una zona sita a metà tra il Veneto e l’Emilia Romagna, che si diparte dall’abitato di Serravalle (frazione del comune di Riva del Po, in provincia di Ferrara) fino al comune di Papozze, in provincia di Rovigo. Il fulcro della diramazione finale del Po si trova appunto nel comune di Goro (sempre in provincia di Ferrara), località che dà il nome a questa porzione della foce lunga oltre 40 chilometri.

Poco distante in linea d’aria dalla laguna di Venezia (che però è stata esclusa per i rischi ambientali di abbassamento dei fondali), questo tratto di mare è fondamentale perché vede già la presenza di un rigassificatore, ossia l’Adriatic Lng, situato a largo delle coste rodigine. Ma non è il solo territorio interessato dalle nuove concessioni disposte dall’esecutivo.

Via libera alle trivellazioni: i giacimenti di gas nel nostro Paese

Al momento le uniche aree certe di cui si ha notizia di potenziali trivellazioni sono situate soprattutto in Puglia – nello specifico, a largo della costa di Brindisi – e in Sicilia, nel comprensorio provinciale di Caltanissetta, in prossimità di Gela. Ma in tutta Italia sono moltissimi i giacimenti di gas naturale che potrebbero essere predisposti per le estrazioni: sarebbero solo cinque le regioni escluse (Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Liguria, Umbria e Sardegna).

Gli esperti stimano un patrimonio di almeno 35-40 miliardi di metri cubi di metano, dislocati nelle seguenti zone del Paese:

  • La pianura padana, in particolare nel tratto tra Lombardia e Veneto;
  • Il lungomare marchigiano e abruzzese;
  • L’entroterra toscano e laziale;
  • Il territorio situato tra la Basilicata e le province campane di Salerno e Avellino;
  • Diverse macro-zone di mare individuate nel mar Ionio, nel golfo di Taranto e nel Canale di Sicilia.

Tutto questo mentre un’analisi pubblicata ad aprile da Assorisorse mostra come, delle 108 concessioni relative al gas in questi territori, ad oggi ne permangono attive solo 52. Inoltre viene specificato come, allo stato attuale, ben 31 di esse siano soggette a vincoli di natura giuridica. A causa dell’incertezza sulle politiche dei vari governi che si sono succeduti, i produttori in questi anni hanno preferito non investire nelle attività di estrazione. I giacimenti fermi però perdono ogni anno circa il 15% della loro capacità.

Via libera alle trivellazioni: quanto gas potrebbe estrarre l’Italia

E così, negli ultimi 20 anni, la produzione italiana di gas naturale si è ridotta n maniera drastica. Basti pensare che agli inizi degli anni Duemila nel nostro Paese venivano estratti in media 15 miliardi di metri cubi di metano nell’arco dei dodici mesi. Oggi invece, soprattutto a causa dell’assenza di investimenti in ricerca e produzione, siamo fermi ad appena 3 miliardi di metri cubi (dato riferito al 2021, il peggiore dal 1954).

Dopo gli accordi stretti dal precedente esecutivo con alcuni Stati nordafricani e mediorientali per l’incremento delle forniture di gas, ora il governo di Giorgia Meloni vuole imprimere una svolta definitiva  per sganciare l’Italia dalle forniture provenienti da Mosca. Il traguardo minimo fissato dalla presidente del Consiglio è quello di raddoppiare la produzione nel giro di breve tempo.

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