Il cane pitbull bruciato vivo a Palermo dal suo padrone è morto: l'appello degli animalisti al governo
Aron, il pitbull bruciato vivo in una piazza di Palermo dal suo proprietario, è morto: gli animalisti chiedono leggi più dure
Non ce l’ha fatta Aron, il pitbull bruciato in una piazza a Palermo alcuni giorni fa: il cane è morto in una clinica veterinaria del capoluogo siciliano. Ad annunciare il decesso dell’animale è la Lav Palermo.
- L'annuncio della morte di Aron, il cane bruciato vivo a Palermo
- La consigliera Viviana Raja: "Rivedere le leggi"
- La denuncia del proprietario del cane
- La giustifica del proprietario: "Il mio pitbull era posseduto"
- Gli animalisti sul piede di guerra: "Governo adegui il codice penale"
L’annuncio della morte di Aron, il cane bruciato vivo a Palermo
Le condizioni di Aron erano parse subito disperate: oltre l’80 per cento del corpo era rimasto ustionato e aveva gli organi interni gravemente danneggiati. Gli animalisti chiedono giustizia contro il proprietario, che è stato denunciato a piede libero.
“Aron non c’è più. Il suo corpo non ha retto, sebbene lui abbia lottato fino alla fine”, ha reso noto la Lav, tramite una nota diramata su Facebook .”Ci hanno appena chiamato dalla clinica – si legge nel post, – Aron non c’è più. Il suo corpo non ha retto, sebbene lui abbia lottato fino alla fine”.
La consigliera Viviana Raja: “Rivedere le leggi”
“Aron è morto. Dopo atroci sofferenze inflitte da un uomo è andato via. Ora – ha commentato la consigliera della Dc al Comune di Palermo, Viviana Raja – vogliamo giustizia, la pena per chi uccide un animale va dai due mesi ai due anni. Troppo lieve. Serve rivedere la legge, la crudeltà verso gli animali è un chiaro segno di problemi sociali e relazionali, collegata alla violenza contro altri uomini”.
“I cittadini – ha proseguito Raja – ci chiedono di fare qualcosa in merito, purtroppo sfugge dalle nostre competenze. Noi possiamo continuare a lavorare per gli animali fornendo a Palermo tutti i regolamenti sul benessere animale di cui è sprovvista. Il nostro impegno andrà in quella direzione”.
La denuncia del proprietario del cane
Gli agenti di polizia insieme ad addetti del comune di Palermo sono intervenuti nella zona di via delle Croci a Palermo dove aveva trovato rifugio l’uomo che è accusato di avere legato e bruciato il cane pitbull Aron.
L’indagato aveva occupato abusivamente la zona dove c’era un autolavaggio in piazza Mordini, nei pressi di via Libertà, in centro della città. Davanti alle proprietarie del terreno è stato organizzato lo sgombero dell’area. Non sono mancati attimi di tensione tra l’uomo e gli animalisti che hanno protestato per la violenza nei confronti di Aron.
La giustifica del proprietario: “Il mio pitbull era posseduto”
Il cane, nella notte tra il 9 e il 10 di gennaio, è stato legato con una catena a un palo, in via delle Croci, nei pressi della chiesa di Santa Maria del Monserrato. Poi è stato bruciato vivo dal suo proprietario, un uomo che ha affermato che l’animale “era posseduto”.
“Era un cane aggressivo, un killer da combattimento, un posseduto. Per questo l’ho bruciato, meritava questa fine”, si è giustificato l’uomo indagato. “Ha aggredito un barboncino al Teatro Massimo e lo ha lasciato in fin di vita – ha aggiunto -. Non mangiava il cibo del supermercato, voleva sangue, si mangiava i gatti”.
A dare l’allarme per salvare Aron sono stati i passanti e residenti che hanno visto l’animale avvolto dalle fiamme.
L’uomo, dopo aver dato fuoco al cane, ha cercato di svignarsela ma è stato accerchiato dalla folla, Sul posto sono giunti i carabinieri che hanno evitato il linciaggio e hanno caricato l’autore del gesto contro il pitbull in auto, portandolo via.
Gli animalisti sul piede di guerra: “Governo adegui il codice penale”
“Si tratta di un crimine barbaro che va punito severamente – scrivono in una nota gli animalisti di Aidaa – auspichiamo che il governo prenda nota dell’escalation di crimini contro gli animali e che adegui il codice penale con pene severe e veramente proporzionate all’efferatezza di questi orrori”.
“Chiaro – ha affermato Carla Rocchi, Presidente nazionale Protezione Animali – che in questa terribile storia di atrocità e degrado riemerge più urgente che mai la necessità di riconoscere la pericolosità sociale per chi compie questi reati contro gli animali. Lo chiediamo insieme a Link Italia da anni e non c’è più tempo da perdere”.
L’Ente Nazionale Protezione Animali ha attivato immediatamente il suo ufficio legale attraverso l’avvocato Claudia Ricci, per presentare denuncia contro l’uomo.
“La stretta correlazione – ha proseguito Rocchi – esistente tra maltrattamento o uccisione di animali, violenza interpersonale e ogni altra condotta deviante, antisociale e criminale, definita ‘Link’, è stata ampiamente dimostrata dalla letteratura nazionale e internazionale. Il maltrattamento e l’uccisione di animali sono scientificamente ritenuti specifici indicatori di pericolosità sociale, ossia fenomeni predittivi di contemporanee o successive altre condotte devianti, antisociali o criminali. Per questo chiediamo pene severe e che venga anche riconosciuta la pericolosità sociale di questi soggetti”.
“C’è un criminale a piede libero, un soggetto con gravi patologie psichiatriche che ritiene giusto bruciare il proprio cane poiché lo definisce il diavolo – il commento degli animalisti e volontari aderenti ad alcune sigle: Enpa Palermo, I canuzzi di Marzia, Maria Onlus Ada Palermo, Lida (Lega italiana dei diritti dell’animale), Felici nella coda, Sos primo soccorso Onlus, Ridai la vita ad un rott Odv – e nessuno interviene, nonostante il Comune abbia ufficio attività sociali e benessere animale con tanto di assessore, non pervenuto”.
E ancora: “Questo è lo scenario. L’ennesima dimostrazione che le pene sono troppo basse per chi commette reato di maltrattamento sugli animali. Se non si mette mano alla legge, succederà ancora”.