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Governo, terremoto nei partiti: effetto Draghi, i nuovi equilibri

L'incarico a premier dato da Mattarella a Mario Draghi ha dato uno scossone agli equilibri interni ed esterni dei partiti

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Resta da capire che maggioranza si delineerà nel dettaglio (ma è sicuro che ci sarà e che sarà ampia). E resta da capire come l’ex numero uno della Bce riuscirà ad amalgamare una tale ‘materia’ politica tanto eterogenea per ricavarne una sintesi preziosa e utile per risollevare il Paese dalle sabbie mobili in cui è piombato con la crisi di governo. Intanto il dirompente ‘effetto Draghi’ si è già visto con tutta la sua forza nel ridisegnare in pochi giorni la geografia degli equilibri interni ed esterni dei partiti.

Con uno solo giro di consultazioni ciò che sembrava fantapolitica fino a una settimana fa si è trasformato – se non ancora in qualcosa di concreto – in qualcosa di possibile, di assai probabile; Draghi, con il suo carisma (e naturalmente con le sue doti e con la sua storia professionale), ha provocato un terremoto tra le forze politiche.

Il monolitico centrodestra non è più così monolitico. Alle consultazioni ognuno è andato in solitaria e per la propria strada. Il primo a muovere le sue ‘truppe’ è stato Silvio Berlusconi (come era prevedibile), facendo sapere che Forza Italia avrebbe appoggiato il nuovo governo. Giorgia Meloni è rimasta sulle sue posizioni (Fratelli d’Italia non voterà la fiducia, al massimo si asterrà). Fino a questo punto, più o meno, tutto come da copione: meno da copione l’apertura a Draghi da parte della Lega. Un’apertura a tratti anche sofferta, ma che potrebbe segnare una svolta per il Carroccio e Matteo Salvini.

Draghi, per la sua storia, il suo credo, i suoi valori, è ‘sinonimo’ di Europa. La Lega, a un certo punto del suo percorso, ha iniziato a presentarsi sullo scacchiere politico come forza euroscettica e sovranista. Il fatto che ora abbia aperto all’ex numero uno della Bce ha dato due segnali potenti: all’interno del partito la corrente più critica nei confronti dell’Ue è stata battuta da quella più moderata, capitanata da Giorgetti (non a caso Salvini prima di andare alle consultazioni si è presentato innanzi alle telecamere – a riunione conclusa con i big del partito – proprio con Giorgetti); il centrodestra è unito, ma non troppo.

Anche Pd e M5s sono stati investiti dall’effetto Draghi. Nel mondo pentastellato sta accadendo, sotto certi punti di vista, quel che sta succedendo nella Lega: l’ala più ‘ortodossa’, che in Alessandro Di Battista trova la figura più trainante, sta per essere messa all’angolo dalla corrente governista (con la benedizione di Giuseppe Grillo). Capitolo Pd, Leu e Iv: fin da subito tutte e tre le forze si sono rese disponibili a dare manforte a Draghi. Poi la mossa di Salvini, ossia la suddetta apertura al governo, ha innescato un subbuglio interno nelle varie realtà di centro-sinistra. Nelle scorse ore a un certo punto si è persino fatta strada l’ipotesi di un ‘appoggio esterno’ al governo da parte del Pd, così da non mescolare eventuali ministri dem con eventuali ministri della Lega.

La questione pare che sia rientrata o che rientrerà a brevissimo perché tra Pd, Leu e Iv l’europeismo da sempre è di casa e un no a Draghi non troverebbe alcuna giustificazione plausibile. Ora la palla passa propria a ‘Super Mario’: a lui l’arduo compito di trovare una soluzione per comporre e incastrare il ‘puzzle’ dei ministeri (si parla di un mix tra tecnici e politici), quello di portare a termine in tempi rapidi la campagna di vaccinazione e quello di trovare la tanto agognata ‘sintesi politica’ per confezionare il Recovery Plan. Nel frattempo in un miracolo è già riuscito, o quasi: la speranza (non più remota) di riunire a uno stesso tavolo Renzi, Salvini, Grillo, Zingaretti e Berlusconi per convincerli a remare nella stessa direzione.

Governo Draghi, totoministri sempre più "ricco": tutti i nomi Fonte foto: ANSA
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