Giorgia Meloni su fascismo e leggi razziali: cosa ha detto la premier e come ha reagito la comunità ebraica
Davanti ai deputati in Aula a Montecitorio la neopremier Giorgia Meloni è tornata a parlare senza ambiguità del fascismo, prendendone nettamente le distanze
Durante il suo discorso per la fiducia alla Camera la presidente del Consiglio Giorgia Meloni non ha parlato solo di programmi. Nei 70 minuti in cui si è rivolta ai deputati in Aula a Montecitorio è tornata sugli anni più bui della storia d’Italia, quelli dell’epoca fascista. E lo ha fatto senza ambiguità, con una netta presa di distanza dal regime di Mussolini.
Ad agosto la neopremier, nel corso della campagna elettorale, si era già smarcata dalle voci sul presunto legame tra Fratelli d’Italia e l’ideologia del fascismo attraverso un video condiviso in tre lingue straniere: inglese, francese e spagnolo. A seguito della vittoria elettorale in tanti si aspettavano la stessa chiarezza anche in Parlamento e così è stato.
- Meloni: "Nessuna simpatia per il fascismo"
- L'opinione sulle leggi razziali
- La reazione della comunità ebraica
- Quando Meloni esaltava Mussolini
Meloni: “Nessuna simpatia per il fascismo”
La presidente del Consiglio ha voluto chiarire prima di tutto quelli che sono i suoi valori. “Libertà e democrazia sono gli elementi distintivi della civiltà europea contemporanea nei quali da sempre mi riconosco”, ha detto ai deputati prima del voto alla fiducia.
La neopremier Giorgia Meloni insieme ai suoi ministri in Aula a Montecitorio
Poi ha aggiunto, mettendo a tacere di fatto le polemiche degli ultimi mesi: “A dispetto di quello che strumentalmente si è sostenuto non ho mai provato simpatia o vicinanza nei confronti dei regimi antidemocratici. Per nessun regime, fascismo compreso“.
L’opinione sulle leggi razziali
Proseguendo il suo discorso, la presidente Meloni ha parlato anche delle leggi razziali, evidenziando che rappresentano “il punto più basso della storia italiana, una vergogna che segnerà il nostro popolo per sempre”.
La neopremier ha precisato che “i totalitarismi del Novecento hanno dilaniato l’intera Europa, non solo l’Italia, per più di mezzo secolo, in una successione di orrori che ha investito gran parte degli Stati europei”. “E l’orrore e i crimini – ha ricordato – da chiunque vengano compiuti non meritano giustificazioni di sorta”.
Poi un chiarimento sulla sua comunità politica di provenienza, che a sua detta “ha compiuto sempre passi in avanti verso una piena e consapevole storicizzazione del Novecento“, ma soprattutto “ha assunto importanti responsabilità di governo giurando sulla Costituzione repubblicana, come abbiamo avuto l’onore di fare ancora poche ore fa”.
Così Meloni ha ribadito a tutti i presenti in Aula di incarnare “senza alcuna ambiguità i valori della democrazia liberale, che sono alla base dell’identità comune del centrodestra italiano”.
La reazione della comunità ebraica
Dopo le parole alla Camera della presidente del Consiglio è arrivata la reazione della comunità ebraica di Roma.
La presidente Ruth Dureghello ai microfoni dell’Ansa ha definito il discorso “apprezzabile e significativo” e ha evidenziato l’importanza per il Paese di “ritrovarsi uniti e concordi nel giudizio storico di condanna all’ideologia fascista”.
Poi ha ricordato che occorre continuare a portare avanti “l’impegno contro l’antisemitismo che è pericolosamente in crescita e su cui è necessario mantenere la vigilanza alta”.
Quando Meloni esaltava Mussolini
Con il discorso alla Camera per la fiducia Giorgia Meloni, oltre ad aver rassicurato l’Italia e l’Europa, ha messo un punto alle polemiche scoppiate durante la campagna elettorale per un video virale che la vedeva, da giovanissima, spendere buone parole per Benito Mussolini.
Nel filmato, girato nel 1996 da una troupe francese, la neopremier aveva definito il capo del fascismo “un bravo politico”.
All’epoca era una militante di Alleanza nazionale, coordinatrice del quartiere Garbatella di Roma. Le sue parole in Parlamento in qualità di primo presidente del Consiglio donna rappresentano di fatto un cambio di pensiero ufficiale.