Covid, Galli sugli anticorpi monoclonali: a chi possono essere utili
Massimo Galli, direttore del Sacco di Milano, è tornato su Twitter dopo alcuni mesi per parlare di anticorpi monoclonali e richiami dei vaccini
“Riprendo a twittare dopo mesi per dare risposta alle molte mail che mi chiedono indicazioni sui vaccini Covid a cui non posso dare individualmente riscontro”. Con queste parole Massimo Galli, docente di Malattie infettive all’università Statale e primario al Sacco di Milano, ha fatto il suo ritorno su Twitter, social da cui ‘mancava’ dal 17 marzo scorso, quando aveva ribadito di non aver “mai richiesto, né percepito alcun compenso per le mie partecipazioni a programmi televisivi, né per le interviste a giornali“.
Covid, Massimo Galli torna su Twitter: il motivo
Questa volta il motivo del suo intervento è un lavoro pubblicato sul New England Journal of Medicine che, insieme a “comunicati emessi in questi giorni su altri studi”, documentano le capacità protettive contro il Covid di anticorpi monoclonali: “Si tratta di ‘coprire’ con anticorpi chi non risponde al vaccino”.
Covid, Massimo Galli sugli anticorpi monoclonali: a chi somministrarli
Massimo Galli è entrato quindi nel dibattito scientifico sugli anticorpi monoclonali come alternativa al vaccino anti-Covid.
Al momento ci sono diversi enti di ricerca e aziende farmaceutiche che stanno portando avanti sperimentazioni.
Secondo quanto riportato da Galli, una combinazione di anticorpi monoclonali potrebbe essere usata per curare le persone che sono state infettate: si tratterebbe di una terapia alternativa al vaccino, ad esempio per quelle persone per cui un vaccino potrebbe non essere appropriato, oppure per fornire una protezione aggiuntiva per le popolazioni ad alto rischio.
Covid, cosa pensa Massimo Galli sulla seconda dose ai guariti
Dopodiché, Galli ha parlato della sua posizione rispetto alla vaccinazione nelle persone guarite dal Covid.
“Primo caso: docente con probabile Covid in ottobre (contatto positivo in famiglia, sintomi), marcata reazione avversa vaccinale due mesi fa, risposta anticorpale documentata: non gli viene riconosciuta immunità se non fa la seconda dose, che ritengo inutile e non priva di rischi”, ha twittato.
E ancora. “Secondo caso: persone che all’estero per lavoro hanno fatto un vaccino cinese o russo, non omologato in Europa. Pur potendo dimostrare di avere anticorpi, per avere il green pass dovrebbero rivaccinarsi. Assurdo, in assenza di dati, e soprattutto inutile”.
Infine, “terzo caso: persone che anche dopo la seconda dose non hanno sviluppato anticorpi, in genere perché affetti da malattie che causano immunodepressione. Fare una terza dose? Strategia possibile, ma dati ancora limitati e possibilità di successo da valutare”.