Taormina contro Franzoni: pignoramento per la casa di Cogne
Battaglia legale per la villetta in cui venne ucciso il piccolo Samuele
La villetta di Montroz, teatro dell’omicidio di Cogne in cui venne ucciso il piccolo Samuele Lorenzi, di soli tre anni, è diventata oggetto di contesa giudiziaria. Potrebbe essere pignorata in seguito a una sentenza vinta dall’avvocato Carlo Taormina contro Annamaria Franzoni.
La contesa ha origine nel processo civile che ha condannato Annamaria Franzoni a risarcire il penalista per un mancato compenso di oltre 275mila euro per la difesa nel giudizio.
La battaglia legale per pignorare la casa di Cogne
La sentenza del Tribunale di Bologna, che ha accolto le ragioni dell’avvocato Carlo Taormina, è esecutiva da marzo 2017. Secondo quanto riporta l’Ansa, gli onorari da pagare a Taormina sarebbero stati quantificati in 275mila euro, diventati oltre 470mila con interessi, Iva e cassa di previdenza.
Il pignoramento è stato notificato ad Annamaria Franzoni il 22 ottobre, e riguarderebbe metà della proprietà immobile in cui venne ucciso il piccolo Samuele. L’11 novembre la donna si è opposta al pignoramento, iscrivendo a ruolo ad Aosta la procedura.
I legali Maria Rindinella e Lorenza Parenti, del foro di Bologna, riporta l’Ansa, contestano un vizio nella notifica dell’atto, e sostengono che la villetta non sarebbe pignorabile perché all’interno di un fondo patrimoniale costituto a maggio 2009 da Annamaria Franzoni e dal marito Stefano Lorenzi.
Il giudice dell’esecuzione Paolo De Paola ha fissato un’udienza per l’11 dicembre. Carlo Taormina, che difese Annamaria Franzoni fino al processo alla Corte d’Appello, è assistito dal figlio Giorgio Taormina e dall’avvocato Giuseppina Foderà di Aosta.
La villetta di Annamaria Franzoni, protagonista dell’omicidio
All’epoca dei processi per l’omicidio di Samuele Lorenzi, la casa fu al centro di innumerevoli perizie, scontri tra gli esperti e aspre battaglie combattute nelle aule di giustizia e nei salotti televisivi, ma anche luogo di misteri mai chiariti sulla dinamica del delitto.
Nel 2008 la Corte di Cassazione aveva riconosciuto colpevole dell’infanticidio, avvenuto il 30 gennaio 2002, la madre Annamaria Franzoni. Questa ha scontato 6 anni di carcere e 5 di arresti domiciliari, estinguendo la pena il 7 febbraio 2019 e tornando in libertà.