Fantoccio di Giorgia Meloni incendiato a Poggio Mirteto, il video delle fiamme al Carnevale indigna FdI
Durante il Carnevale liberato di Poggio Mirteto è stato dato alle fiamme il fantoccio di Giorgia Meloni. FdI ha pubblicato un video per condannare, ma si tratta di un'antica tradizione
Un fantoccio di Giorgia Meloni è stato incendiato durante il “Carnevale liberato” di Poggio Mirteto, in provincia di Rieti nel Lazio. Le fattezze della premier sono state modellate in una bambola “Barbie fascio di luce” e durante il rogo sono stati intonati cori antifascisti. FdI è insorta denunciando il fatto con un video, anche se in realtà la tradizione di bruciare le fattezze del potente di turno è di vecchia data.
- Perché il Carnevale liberato di Poggio Mirteto
- Giorgia Meloni bruciata a Poggio Mirteto
- Le polemiche
- Il precedente
Perché il Carnevale liberato di Poggio Mirteto
Quello di Poggio Mirteto è un carnevale “liberato” perché si festeggia l’autoliberazione dallo Stato Pontificio, quando i cittadini del piccolo Comune, che oggi conta circa 6.500 residenti, cacciarono i funzionari papalini.
La tradizione di bruciare fantocci con le fattezze del potente di turno ha preso piede nel 1861. Negli anni passati, ad esempio, toccò a Renzi e a Berlusconi, fra gli altri.
Il Carnevalone liberato venne soppresso durante il periodo fascista, per poi venire ripristinato nel 1977, conservando il suo carattere anticlericale e irriverente. Un altro stop si ebbe durante la pandemia.
Giorgia Meloni bruciata a Poggio Mirteto
“Siamo tutti antifascisti”, hanno intonato alcuni presenti durante il Carnevale liberato di Poggio Mirteto mentre le fiamme consumavano il fantoccio della premier Meloni con il braccio teso nella sua confezione da “Barbie fascio di luce”.
Anche lo scorso anno venne dato alle fiamme un fantoccio con la faccia di Giorgia Meloni, ed anche allora le polemiche si fecero roventi.
Le polemiche
Nel pubblicare il video sui social, Fratelli d’Italia ha parlato di “scempio ” e di “frustrazione tipica di chi ha ben compreso di essere stato sconfitto, sotto ogni punto di vista”. Poi la solidarietà alle autorità, costrette a rimettere tutto in ordine dopo il rogo.
“L’odio e l’intolleranza non conoscono limiti. Ancora una volta nel corso di una manifestazione è stato bruciato un manichino di Giorgia Meloni. Nel condannare questo vergognoso episodio, voglio esprimere la mia massima solidarietà alla premier”. Così ha fatto eco la maggiorente di Forza Italia, e vice presidente del Senato, Licia Ronzulli.
Ma solidarietà è arrivata anche dall’altra parte della barricata: il piddino Stefano Bonaccini ha scrito sui social che “gli avversari si battono nelle urne, se si è capaci. Continuo a non rassegnarmi all’idea che bruciare in piazza pupazzi o bandiere non sia accettabile. Chiunque lo faccia. Solidarietà a Giorgia Meloni”.
Alcuni, sia a destra che a sinistra, non hanno dunque apprezzato la tradizione.
Il precedente
Ma Giorgia Meloni ha un precedente nel suo rapporto con il Carnevalone liberato di Poggio Mirteto: nel 2007 l’allora parlamentare di Alleanza Nazionale presentò un’interrogazione alla Camera contro quello che, a suo dire, si stava “lentamente trasformando da festa satirica ed anticlericale a pretesto di giovani soprattutto estranei alla Sabina per ubriacarsi e fare uso di droghe”.
“Il paese è diventato, per l’occasione, ritrovo per quanto risulta all’interrogante, della sinistra eversiva che utilizza la manifestazione per incontrare simpatizzanti anarchici e per scambiarsi informazioni e stabilire alleanze filo-insurrezionaliste”, aggiunse Meloni.
“I cittadini di Poggio Mirteto – concluse l’allora esponente di An – chiedono una presenza più forte delle Forze dell’ordine e che sia proibita la vendita di bevande alcoliche”.
