Elezioni Francia con Le Pen-Bardella contro Macron: cosa può succedere al secondo turno secondo gli analisti
L’esperto, Massimo Nava, analizza il risultato del primo round delle elezioni in Francia: cosa può succedere adesso tra Marine Le Pen ed Emmanuel Macron
Se c’è un primo, indiscusso, vincitore è l’affluenza alle urne che, superando abbondantemente le aspettative, fornisce una prima indicazione. Ma se i sondaggi della vigilia hanno in parte confermato l’affermazione dell’estrema destra, ora si attende l’esito del secondo turno delle elezioni legislative in Francia, in calendario domenica 7 luglio. In palio ci sono 577 seggi all’Assemblea nazionale. Decisivi potrebbero essere i voti dei repubblicani, che possono contare su una trentina di seggi e, in caso di appoggio al Rassemblement National, potrebbero garantire a quest’ultimo una maggioranza assoluta, qualora il partito di Marine Le Pen e Jordan Bardella si riaffermasse. Ma decisiva potrebbe essere l’alleanza delle sinistre e dei moderati, a cui ha fatto appello il presidente Emmanuel Macron. Cosa può succedere adesso secondo gli analisti: l’intervista di Virgilio Notizie a Massimo Nava.
- L'affluenza in Francia
- Il risultato delle elezioni in Francia: Le Pen-Bardella spaventano Macron
- L’intervista a Massimo Nava
L’affluenza in Francia
L’affluenza definitiva in Francia, al primo turno delle elezioni legislative, è stata del 66,7%.
Alle politiche del 2022 era arrivata al 47,51%.
Il risultato delle elezioni in Francia: Le Pen-Bardella spaventano Macron
l Ministero dell’Interno francese ha reso noti i risultati definitivi del primo turno delle elezioni legislative.
Il Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella, alleato con il presidente dei repubblicani Eric Ciotti, ha ottenuto il 33,1% dei voti.
Il Nuovo Fronte Popolare, l’unione della sinistra, il 28%.
L’Ensemble, la coalizione presidenziale che fa capo a Emmanuel Macron, il 20%.
I repubblicani, non allineati con il RN, hanno raccolto il 6,7% dei voti.
L’intervista a Massimo Nava
Il voto dei francesi ha confermato le previsioni della vigilia?
“Sì, ma solo in parte. Il risultato dell’estrema destra era sicuramente atteso: il partito di Marine Le Pen ha anche raddoppiare i voti delle precedenti elezioni ed è avanzato rispetto al recentissimo voto delle europee. Era, però, meno prevedibile sia l’alta affluenza alle urne, che sembra indicare che l’appello del Presidente Emmanuel Macron è stato accolto, così come ha sorpreso che le sinistre unite raggiungano quasi il 30%. Questo spariglia un po’ le carte”.
Come si spiega la massiccia affluenza nei seggi?
“Probabilmente l’invito di Macron al voto utile, allo scopo di bloccare l’ascesa dei lepeniani, è stato accolto. A questo, adesso, si è unito l’appello rivolto alle forze repubblicane e democratiche contro l’estrema destra. Il leader della sinistra de La France Insoumise, principale partito del Nuovo Fronte Popolare. Jean-Luc Melenchon, ha già annunciato il ritiro dei propri candidati, al secondo turno, qualora non fossero in grado di contendersi la vittoria. Meno indicazioni di voto, invece, sono giunte finora dai gollisti, ma il loro peso è inferiore”.
Il candidato macroniano Gabriel Attal ha ripetuto, fino a poco prima del voto, che un’affermazione delle destre avrebbe minacciato “la nostra economia, il risparmio e la sicurezza dei francesi”, dicendo che il Paese si sarebbe “giocato la pelle” e auspicando il “l’ora del sussulto dei francesi”. Davvero la Francia inverte la rotta, adesso?
“Sl momento l’obiettivo minimo (ma anche massimo) è impedire a Marine Le Pen e al suo partito di avere la maggioranza assoluta, scongiurando che Bardella diventi primo Ministro. Credo che però Macron non possa ambire ad altro perché è difficile immaginare ribaltoni. Ora sarà importante capire quanto, al ballottaggio, conterà il voto delle banlieue, dove vivono francesi di seconda o terza generazione. Oggi, infatti, la Francia è molto divisa al suo interno, complice una campagna elettorale basata su posizioni diametralmente contrapposte. Da un lato il fronte delle sinistre, più vicino a posizioni filopalestinese, ma anche un po’ diviso al suo interno tra filorussi e filoucraini; dall’altro la destra ha fatto ricorso a toni islamofobici e si è mostrata persino più vicina alla comunità ebraica, accusando di antisemitismo Melenchon e la sinistra”.
Quali sono gli scenari immaginabili, adesso?
“Il primo è che la destra estrema non abbia maggioranza assoluta. Dovrebbe, quindi, trovare una coalizione per avere un primo Ministro. Per questo è iniziata la “corte” ai repubblicani, che però appaiono estremamente indecisi: potranno contare su una pattuglia di una 30ina di deputati e, se appoggiassero il partito di Marine Le Pen, si potrebbe raggiungere la maggioranza assoluta. L’altra ipotesi, più fantasiosa è che si creai un fronte così ampio, che racchiuda dalla sinistra ai verdi ai macroniani agli stessi repubblicani (in pratica, a cui aderiscano tutti tranne RN), per costruire una maggioranza alternativa. Ma credo sia difficile che possa avvenire”.
Le Pen non si è candidata. A cosa punta?
“Il suo vero obiettivo è conquistare l’Eliseo nel 2027: è questa la vera partita, non tanto la conquista del potere adesso. Lei è candidata per la presidenza francese, mentre il suo giovane delfinio punta a diventare primo Ministro. Bruciarsi per due anni di Governo in un paese già fragile ed emotivo non avrebbe senso”.
In questa situazione, l’Europa attende i risultati del ballottaggio con attenzione. Perché?
“Perché gli scenari iniziano a essere preoccupanti. Se vincesse la destra estrema in Francia, con un’Italia guidata già da Giorgia Meloni e una possibile vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti, la situazione potrebbe diventare fonte di apprensione. Per questo il voto francese è osservato con tanto interesse in Europa e non solo”.