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Effetto variante Delta, "qualcosa è cambiato": parla Battiston

Il fisico Roberto Battiston ha lanciato un avvertimento sui possibili effetti della variante Delta in Italia: uno è già visibile

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Con la diffusione della variante Delta in Italia si fa strada l’ipotesi che la battaglia contro il coronavirus non sia ancora del tutto vinta. In altri Paesi del mondo, come l’Inghilterra, i contagi sono ripresi proprio per via di questa mutazione. L’effetto di una possibile ripresa delle infezioni si inizia a vedere in questi giorni, con la discesa del numero dei nuovi casi che rallenta per la prima volta in tre mesi. Ne ha parlato, in un’intervista a Repubblica, il fisico e professore ordinario all’università di Trento Roberto Battiston.

“La discesa del numero di nuovi infetti quotidiani si è fermata per la prima volta in tre mesi – ha spiegato Battiston -. I numeri di questa settimana superano quelli della settimana scorsa. Si tratta con ogni probabilità dei primi effetti visibili della variante Delta, che sta diventando dominante in Italia”.

“Il sorpasso sulla variante inglese – ha aggiunto – potrebbe arrivare verso la metà di luglio e portare con sé un rischio di contagio molto alto”.

Secondo i calcoli del fisico Battiston, i nuovi casi quattro settimane fa erano 14.604, poi 11.450, 7.700 e infine 5.581. Negli ultimi giorni, però,”qualcosa è cambiato“: nell’ultima settimana i nuovi infetti sono stati 5.234, quindi “solo” 350 in meno rispetto ai sette giorni precedenti, mentre nelle settimane precedenti i “salti” verso il basso erano di migliaia di unità.

“L’unica vera novità – ha spiegato l’esperto – è la diffusione anche nel nostro Paese della variante Delta, a quanto pare più insidiosa dell’ Alfa della seconda ondata. D’altra parte il tracciamento genetico del virus ci ha già detto che in Italia la presenza della Delta si è decuplicata in un mese. Ora sembra che questa diffusione cominci ad essere visibile anche nel numero di nuovi infetti”.

“I numeri – ha concluso Battiston – mostrano molto probabilmente una fermata della discesa. La seconda ondata si è esaurita, ma è troppo presto per dire se la terza è in incubazione. Certo è un segnale cui va prestata grande attenzione”.

Anche il presidente di Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, è dello stesso parere: “Il concetto – ha detto alla Stampa – è che finché riusciremo a contenere i nuovi focolai non vedremo grandi ondate, ma se come capita in molte regioni si traccia e si sequenzia pochissimo e lentamente allora avremo presto dei guai”.

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