Giallo AstraZeneca ad Anagni: il retroscena sulle dosi di vaccino
La direttrice del centro di Anagni ha spiegato perché si trovano in Italia, ferme, 2,9 milioni di fiale del vaccino anti Covid di AstraZeneca
I Carabinieri del Nas, su richiesta della Commissione Europea, hanno fatto irruzione nello stabilimento di Catalent di Anagni, dove la multinazionale americana si occupa dell’infialamento del vaccino di AstraZeneca. Il 20 marzo i militari hanno rinvenuto all’interno dell’azienda, ferme nel magazzino, ben 29 milioni di dosi del siero. L’Ue e le istituzioni italiane stanno cercando di fugare ogni dubbio sulla possibilità che AstraZeneca abbia destinato parte della produzione a Paesi che si trovano fuori dall’Eurozona.
Perché AstraZeneca tiene 29 milioni di dosi del vaccino ferme ad Anagni
I Nas, ha spiegato la direttrice del centro Barbara Sambuco, “sono arrivati sabato sera. Hanno passato la notte qui. Sono andati via martedì sera. Non hanno trovato irregolarità. Il vaccino è fermo nei refrigeratori in attesa che siano completati i controlli”. Per lo stabilimento di Anagni, ha dichiarato a Repubblica, “2,9 milioni di fiale non sono tante. Si tratta di due settimane di produzione. Dopo essere stato infialato, il vaccino è sottoposto a controlli che, per quanto ci riguarda, possono durare fino a 18 giorni“.
Si tratta di controlli “chimici e di sterilità. Dobbiamo essere sicuri che le fiale non contengano microrganismi. Ne prendiamo alcune a campione e le lasciamo incubare per almeno 15 giorni. Se a quel punto non si sono formati microbi, siamo sicuri che siano sterili. Sono processi biologici, non possono essere accelerati”. Prima della distribuzione bisogna però aspettare i controlli di AstraZeneca sulla materia prima.
Ad Anagni “riceviamo la materia prima prodotta nei vari stabilimenti di AstraZeneca, la infialiamo ed eseguiamo i test sul contenuto finale. In parallelo AstraZeneca porta avanti altri controlli di qualità sulla materia prima, che avvengono negli stabilimenti di produzione e sono molto più complessi. Hanno bisogno di almeno due mesi, a volte tre. Quando arrivano i risultati AstraZeneca ci dà il via libera per il rilascio delle fiale. A quel punto i vaccini possono lasciare” lo stabilimento.
Dove finiscono le dosi di vaccino AstraZeneca infialate in Italia
Dall’Italia vengono inviati a “due centri di distribuzione in Belgio. Da lì partono per la loro destinazione finale“, che potrebbe trovarsi al di fuori dell’Ue. In quel caso, come “previsto dalle norme europee”, spetterebbe alla Catalent richiedere l’autorizzazione per l’export al ministero degli Esteri. “Spetta a noi mandare una Pec alla Farnesina”, ma “solo dietro richiesta di AstraZeneca”, ha spiegato Barbara Sambuco a Repubblica.
Per le dosi scoperte dai Carabinieri, 29 milioni, non è stata richiesta l’autorizzazione per l’export ma “lo faremmo se AstraZeneca ce lo chiedesse. Siamo solo esecutori”.
Le fiale potranno uscire dallo stabilimento di Anagni “quando saranno terminati i controlli”. Secondo la direttrice del centro “saranno a posto man mano che avranno completato i test di sterilità. Per quanto riguarda i test sulla materia prima, sarà AstraZeneca a informarci della loro conclusione”.
Gli stabilimenti per la materia prima si trovano “in tutto il mondo“, anche se le dosi del vaccino anti Covid destinate all’Europa possono contenere solo quella proveniente da centri certificati dall’Ema, l’agenzia europea del farmaco. “Ma queste sono regole che non dipendono da noi”, ha concluso la dottoressa Barbara Sambuco intervistata da Repubblica. Sulla vicenda si è espresso anche il presidente del Consiglio Mario Draghi.