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Donatella Di Cesare elogia Barbara Balzerani con un tweet per l'ex brigatista e lo cancella dopo le polemiche

Il ricordo della defunta brigatista Barbara Balzerani, twittato dalla professoressa della Sapienza Donatella Di Cesare, ha incendiato la polemica politica

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La prof della Sapienza Donatella Di Cesare ha scritto sui social un commosso messaggio d’addio in ricordo di Barbara Balzerani, defunta ex brigatista. Il post, subito cancellato, ha scatenato proteste e polemiche. Ed ha anche suscitato la reazione della rettrice della Sapienza.

Donatella Di Cesare ricorda Barbara Balzerani

La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna. #barbarabalzerani.

Così ha twittato la professoressa ordinaria di filosofia teoretica nota al grande pubblico per le sue frequenti partecipazioni a DiMartedì e L’aria che tira su La7.

Donatella Di Cesare brigatista Barbara BalzeraniFonte foto: IPA

La professoressa Donatella Di Cesare.

Barbara Balzerani è morta a Roma lunedì 4 marzo. Aveva 75 anni e si è spenta dopo una lunga malattia. Balzerani partecipò al rapimento di Aldo Moro e non si pentì mai, né si dissociò.

Fu dirigente della colonna romana delle Brigate Rosse e prese parte a numerose azioni, tra cui l’omicidio del magistrato Girolamo Minervini.

La rettrice della Sapienza si dissocia

Antonella Polimeni, rettrice dell’Università La Sapienza di Roma (la stessa università dove insegnava Aldo Moro), si è subito dissociata dalle affermazioni della docente del suo ateneo.

Polimeni ha espresso “sconcerto”, ha condannato “ogni forma di violenza” e ha nettamente preso “le distanze da qualsiasi dichiarazione di condivisione o vicinanza a idee, fatti e persone che non rispettano o hanno rispettato le leggi della Repubblica e i principi democratici espressi dalla Costituzione”.

Le reazioni della politica

Critiche sono state espresse anche da esponenti politici, sia del centrodestra che del centrosinistra.

Netta la condanna, affidata ai social, del leghista Matteo Salvini: “In cattedra alla Sapienza e molto spesso ospite dei salotti tivù di La7. Un inaccettabile insulto alle vittime del terrorismo rosso”.

Tommaso Foti di FdI ha commentato dicendo che le parole della prof “destano stupore”.

“È necessaria una profonda riflessione sulla pericolosità di dare risonanza, nelle università e nelle televisioni, a nostalgici di un tempo oscuro, in cui si affermavano le idee malsane e rivoluzionarie a colpi di mitra, con le bombe e coi sequestri di persona finiti in tragedia. Tutta la politica, oltre ai vertici de La Sapienza, prenda le dovute distanze dai nostalgici dell’odio e del terrorismo”, ha aggiunto Foti.

Massimo Cacciari invece ha minimizzato, parlando di “speranze rivoluzionarie fallite, più che di nostalgia per una compagna andata via”.

Per Cacciari, la professoressa “voleva semplicemente dire che siamo nati tutti negli anni ’60 con la speranza di una trasformazione radicale di questo mondo finito male”.

“La Di Cesare che è più giovane di me – ha aggiunto Cacciari – non ha vissuto gli anni di piombo, né la sciagura che hanno rappresentato i brigatisti per noi e per le nostre speranze, per una idea di riforma di questo paese; sono stati loro insieme alla P2 col delitto Moro a bloccare la trasformazione del nostro paese”.

La replica della docente

Donatella Di Cesare ha infine controreplicato prendendo le distanze da ogni forma di violenza, sorpresa per le reazioni del mondo politico al suo tweet:

Sono stupita e sconcertata per la tempesta che si è sollevata. Leggo dichiarazioni di ministri che mi stigmatizzano con parole molto pesanti. Sono sempre stata lontana da ogni forma di violenza. Lo testimoniano la mia vita, i miei scritti, il mio insegnamento. Ho ricordato la morte di Barbara Balzerani da cui sono sempre stata distante. In quel contesto ho accennato a quella trasformazione radicale a cui la mia generazione aspirava. Alcuni hanno scelto la lotta armata; io ho preso la strada del femminismo. Ho sperimentato la violenza di quegli anni in prima persona, quella di molti fascisti.

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