Di Maio si dimette dal Comitato di garanzia del M5S: lettera a Conte e Grillo. Intanto Beppe parla dal blog
Luigi Di Maio si è dimesso da presidente e membro del Comitato di garanzia M5S: il ministro degli Esteri ha spiegato il gesto in una lettera
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio si è dimesso dal ruolo di presidente e membro del Comitato di garanzia del Movimento 5 Stelle. La sua decisione è stata ufficializzata in una lettera in cui lo stesso Di Maio ha spiegato le motivazioni che lo hanno portato a compiere questo passo.
La lettera di Luigi Di Maio
L’agenzia ‘Ansa’ riporta il contenuto della lettera di Luigi Di Maio. In un passaggio si legge: “Ho preso questa decisione perché voglio continuare a dare il mio contributo, portando avanti idee e proposte. Voglio dare il mio contributo sui contenuti, voglio continuare a fare in modo che si generi un dibattito positivo e franco all’interno della nostra comunità. Un confronto che ci permetta davvero di rilanciare il nuovo corso del Movimento 5 Stelle”.
L’appello del ministro degli Esteri: “Se rimaniamo uniti, con le idee di tutti, torneremo a essere determinanti. Grazie a tutti per l’affetto e viva il Movimento”.
Nella lettera indirizzata da Di Maio a Giuseppe Conte e a Beppe Grillo si legge ancora: “Qui si vince o si perde tutti insieme, perché siamo una comunità che si basa sulla pluralità di idee, soprattutto in questo momento difficile per il Movimento 5 Stelle, che deve però riuscire a trovare le soluzioni per difendere la dignità dei cittadini e sostenere il mondo produttivo ancora alle prese con la pandemia. Spetta poi al presidente fare la sintesi e tracciare la strada da seguire. L’ascolto, però, è importantissimo”.
Di Maio ha poi scritto: “Penso che all’interno di una forza politica sia fondamentale dialogare, confrontarsi e ascoltare tutte le voci. Tutte le anime, anche chi la pensa in maniera diversa, devono avere spazio e la possibilità di esprimere le proprie idee. Continuo a pensare che sia fondamentale confrontarsi dentro il Movimento, perché il Movimento è casa nostra ed è fondamentale ascoltare le tante voci esistenti, e mai reprimerle. Io sarò tra le voci che sono pronte a sostenere il nuovo corso, mantenendo la libertà di alzare la mano e dire cosa non va bene e cosa andrebbe migliorato”.
La “denuncia” del ministro degli Esteri: “Tutti avranno notato che in questi giorni il dibattito interno è degenerato, si è iniziato a parlare di scissioni, processi, gogne. Si è provato a colpire e screditare la persona. Mi ha sorpreso, anche perché è proprio il nuovo statuto del Movimento che mette l’accento sul rispetto della persona. Ho apprezzato molto il tentativo di chi in questi giorni, a partire dai capigruppo e da Beppe Grillo, ha provato a favorire un dialogo sereno e super partes, tra diverse linee di pensiero. Qui si vince o si perde tutti insieme“.
Il botta e risposta tra Conte e Di Maio
Nei giorni scorsi, Conte aveva risposto a Di Maio, che aveva sottolineato la necessità di avere un chiarimento. La replica dell’ex premier: “Di Maio ha detto che ci vuole un chiarimento? L’ho detto prima io, un chiarimento ci sarà senz’altro. Di Maio avrà modo di chiarire il suo operato e la sua agenda, se era condivisa o meno. Se Di Maio ha delle posizioni le chiarirà, perché lui era in cabina di regia, come ministro l’ho fatto partecipare. Chiarirà i suoi comportamenti, ma non a Conte, agli iscritti”.
Giuseppe Conte e Luigi Di Maio a colloquio.
Grillo e le ‘stelle polari’ del M5s
Intanto Grillo sul proprio blog, sempre nelle scorse ore, ha scritto un post per aggiornare le 5 Stelle “polari” che deve seguire il Movimento. Sono cinque concetti: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità. Oltre a ciò, il comico ha rimarcato che “questa nostra rivoluzione democratica è oggi chiamata a passare dai suoi ardori giovanili alla sua maturità, senza rinnegare le sue radici ma individuando percorsi più strutturati per realizzarne il disegno”.
Tra le fondamenta, però, resta la “rotazione o limiti alla durata delle cariche, anche per favorire una visione della politica come vocazione e non come professione”.
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