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Crisi alimentare: allarme cereali, fertilizzanti in Russia e Ucraina. "Il peggio deve venire": cosa si rischia

I numeri: quanto sono aumentati orzo e grano. Le iniziative per impedire che 13 milioni di persone rischino la fame

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Le sanzioni sono state lo strumento, non bellico, con il quale i paesi occidentali hanno inteso rispondere alla brutale aggressione dell’Ucraina da parte della Russia. Naturalmente una simile decisione non è stata messa in atto senza conseguenze: il riferimento non è soltanto a quelle economiche per Mosca, ma anche alle ripercussioni negli Stati Uniti, in Europa e nel mondo della controffensiva “diplomatica” di capi di stato e di governo i cui Paesi non sono stati direttamente coinvolti nell’aggressione.

Un esempio di come l’economia mondiale sia strettamente connessa e di come non si possa facilmente fare a meno del contributo di Ucraina e Russia ai commerci internazionali è la paventata crisi alimentare che potrebbe originare da questa guerra e dalle conseguenti sanzioni. Ecco cosa sappiamo a riguardo, quanto dobbiamo preoccuparci e chi verrà maggiormente colpito dalla crisi dei cereali.

Chi rischia con la crisi alimentare: per l’Onu 13 milioni di poveri subiranno la fame

L’aumento del prezzo di cereali (orzo e grano) e fertilizzanti rischia di ripercuotersi soprattutto sulle fasce di popolazione mondiale più povere, per le quali riuscire a portare il piatto a tavola non è scontato e che potrebbero vedere peggiorare ulteriormente la propria situazione.

I poveri a rischio carestia si trovano soprattutto in Medio Oriente e Africa, dove le importazioni di prodotti agricoli da Russia e Ucraina ammontano a circa la metà del totale. In Egitto, inoltre, tale quota sale all’80% del fabbisogno complessivo.

La stima del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (PAM) è allarmante: 13 milioni di persone in più nel mondo soffriranno la fame come conseguenza dei fatti dell’ultimo mese nell’est dell’Europa. Un aggravio che si aggiunge alle disastrose conseguenze della pandemia sulla popolazione inappetente.

I numeri: quanto sono aumentati orzo, grano e fertilizzanti. Quanti cereali, semi di girasoli esportano Russia e Ucraina

Partiamo dagli elementi concreti, cioè dall’innalzamento nei prezzi di cereali (orzo e grano) e fertilizzanti. A partire da circa un mese, quindi dall’invasione delle truppe del Cremlino, il costo dell’orzo è aumentato di circa un terzo, quello del grano di circa un quinto e quello dei fertilizzanti del 40%. Come mai?

Anche in questa risposta, ci vengono in aiuto i numeri, che ci dicono che, insieme, Ucraina e Russia hanno gestito il 30% delle esportazioni di grano, il 75% di quelle di semi di girasoli e il 32% di quelle di orzo.

Ucraina e Russia, nel complesso, sono quindi tra i maggiori produttori di cereali e fertilizzanti, ma questi prodotti sono, nel primo caso, stati bloccati dalle truppe russe che controllano i porti del Paese assediato e, nel secondo caso sono, invece, stati immobilizzati in Russia a causa delle sanzioni economiche.

I problemi in Ucraina sono anche di ordine produttivo. Le scorte di carburante del Paese, infatti, sono state e continuano a essere utilizzate per far funzionare i mezzi bellici, di conseguenza gli agricoltori, almeno quei pochi che rimangono dopo l’esodo oltre confine, non sanno come far funzionare i propri trattori e mezzi agricoli.

Un convoglio umanitario in Ucraina, con scorte alimentari.Fonte foto: ANSA
Un convoglio umanitario in Ucraina, con scorte alimentari.

La situazione inoltre non potrebbe che peggiorare con la prosecuzione del conflitto: l’avanzata delle truppe russe potrebbe trasformare in zona di guerra i campi coltivati che fino a questo momento sono rimasti lontani dal fronte e provocare altri agricoltori sfollati, lasciando chi resta in condizioni tali da non poter continuare l’attività per il raccolto.

Dove si possono prendere i cereali di Russia e Ucraina? Anche la Cina ha lo stesso problema

È chiaro che i consumatori di orzo e grano devono a questo punto rivolgersi altrove. A chi? Innanzitutto non è scontato che altri produttori di materie prime possano soddisfare l’improvvisa impennata della domanda. Il contesto si aggrava se si osserva a quanto successo in Cina, che con i suoi 1,402 miliardi di abitanti è il Paese più popoloso del mondo, capace da solo di stravolgere gli equilibri economici mondiali.

Ebbene nell’ex Impero Celeste un protratto ciclo di alluvioni ha portato a un raccolto di grano deludente, a fronte del quale sarà necessario, Beijing lo ha già detto, comprare all’estero la quota parte di produzione nazionale mancante. Quelle venute meno non sono quantità trascurabili: si parla anzi di un terzo dei campi coltivati a grano del Paese resi inutilizzabili dalle alluvioni.

Il nodo dei fertilizzanti aggrava la crisi alimentare e la Bielorussia non è un’alternativa valida

La crisi dei fertilizzanti non fa che aggravare il quadro fin qui descritto, trattandosi di prodotti impiegati per accrescere i raccolti. Per produrli, è necessario impiegare grosse quantità di energia, il cui costo, come ci siamo accorti dalla bolletta, è rapidamente salito negli ultimi mesi.

Questo problema non era meno avvertito nei fertilizzanti dalla Russia, che, come abbiamo imparato, è uno dei principali esportatori di materie prime per la produzione di energia. Ma i fertilizzanti russi, a buon mercato, sono bloccati a Oriente, e gli agricoltori, che non possono permettersi quelli a prezzo maggiorato dall’energia, hanno deciso di assumersi il rischio di farne a meno.

Tra i paesi esportatori di fertilizzanti c’è anche la Bielorussia, che però non può rappresentare un mercato alternativo, perché parimenti colpita dalle sanzioni occidentali.

“Il peggio deve ancora venire”, la previsione del giornalista francese

Pierre Haski, giornalista francese, scrive su France Inter che il peggio deve ancora venire. L’attuale “contesto di guerra” infatti non consentirà la semina in vista del nuovo raccolto, soprattutto in Ucraina, e quindi “tra 12 – 18 mesi” dovremo, per il giornalista, affrontare i “problemi più gravi”, qualcosa di paragonabile alla “diplomazia sanitaria” dei primi giorni della pandemia ma in campo alimentare, “con tutto il suo corredo di informazioni e con il rischio di carestie e crisi politiche in una parte del mondo”, ha sottolineato.

Le iniziative per scongiurare la crisi alimentare: l’intervento di Macron e la “Missione di resilienza agricola”

Di fronte a un simile stato di cose c’è chi si è già mosso per scongiurare il peggio. Nello specifico, si è trattato del presidente francese Emmanuel Macron, che ha sentito l’omologo russo Vladimir Putin per chiedergli di lasciare coltivare le terre ai contadini ucraini.

C’è poi un dispositivo messo in campo dal nome “Missione di resilienza alimentare e agricola”, che sul modello di quanto fatto con i vaccini nel caso della pandemia, intende porsi come un accordo per la liberazione delle scorte alimentari e per organizzare una solidarietà efficace.

Guerra in Ucraina, il mondo condanna la Russia: chi sono gli ultimi alleati di Mosca e Vladimir Putin Fonte foto: ANSA
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