Covid, Fondazione Gimbe: "Molte perplessità" sul mix di vaccini
Da più parti emergono posizioni critiche alla somministrazione di vaccini anti Covid diversi tra prima e seconda dose
Ministero della Salute, Comitato tecnico scientifico e Aifa hanno dato il via libera alla vaccinazione eterologa, ovvero la somministrazione della seconda dose del vaccino anti Covid con un tipo diverso rispetto a quello utilizzato per la prima dose. Una decisione che è stata presa dopo lo stop all’uso di AstraZeneca per le persone sotto i 60 anni.
Sul tema va avanti da giorni un dibattito che coinvolge esperti, autorità sanitarie e decisori politici locali e nazionali. Diverse regioni ad esempio non sono convinte e si oppongono.
Il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco, Giorgio Palù, ha garantito la sicurezza e l’efficacia della procedura: “L’Aifa ha espresso un parere sulla vaccinazione eterologa sulla base degli studi che stanno emergendo, e ci sono studi nel Regno Unito, in Francia, in Germania. Tutti dimostrano cose che sapevamo: due vaccini diversi stimolano meglio il sistema immunitario“.
Covid, il mix di vaccini non convince la Fondazione Gimbe
Gli studi citati però sono piccoli e riguardano circa un migliaio di persone. Per questo la Fondazione Gimbe esprime “molte perplessità su mix di vaccini“.
“Non abbiamo alcuno studio controllato e randomizzato – ha spiegato il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta – quindi ad oggi le uniche evidenze scientifiche che abbiamo, oltre a basi razionali sia immunologiche che biologiche, sono 4 studi piccoli che complessivamente hanno arruolato un migliaio di pazienti che dimostrano che la reazione dopo il mix di vaccini è buona e non ci sono effetti avversi rilevanti”.
“Fino a quando Aifa non modifica i bugiardini – ha sottolineato – il mix di vaccini è a tutti gli effetti off label“, cioè al di fuori delle condizioni autorizzate dagli enti regolatori.
“Io mi chiedo – ha continuato – come avverrà il sistema di vaccino vigilanza in questa vaccinazione creativa. Alcune Regioni hanno detto che non faranno il mix di vaccini perché vogliono una maggiore sicurezza. Le evidenze scientifiche oggi su questo argomento sono ancora preliminari e mantengono un certo margine di incertezza”.
Covid, l’allarme da Israele sul mix di vaccini
Sulla vicenda è intervenuto anche Arnon Shahar, responsabile della campagna vaccinale in Israele, che in una intervista a QN ha affermato che “mixare i vaccini è una scelta che al momento andrebbe presa solo in condizioni disperate“.
“Sarebbe ragionevole – ha detto – solo se ci fosse un’impennata di casi, non ci fossero abbastanza dosi per proteggere i cittadini e non ci fosse altra scelta. Non ci sono studi sufficienti sulla cosiddetta eterovaccinazione. Per ora è meglio eseguire il richiamo con lo stesso siero”.
“In Israele – ha aggiunto – abbiamo avuto poche persone che sono arrivate dall’Inghilterra o anche dall’Italia e che avevano già ricevuto una prima dose di Moderna o AstraZeneca. Il richiamo è stato eseguito con Pfizer, l’unico farmaco che usiamo qui. Non abbiamo visto effetti collaterali”.
“Ci sono alcuni studi – spiega l’esperto israeliano – secondo cui mixare i vaccini potrebbe causare una risposta immunitaria più efficace. Ma non sono definitivi. Finché la situazione non sarà chiara, è meglio continuare a iniettare sempre lo stesso siero”.