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Covid, quanto resiste il virus sulle superfici: il nuovo studio

Un nuovo studio condotto in India afferma che il virus resisterebbe sulle superfici sottoforma di pellicola, aumentando i tempi d'esposizione

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Physics of Fluids, condotto dagli esperti dell’Indian Institute of Technology di Bombay, si è focalizzato sulla resistenza del coronavirus sulle superfici. I risultati sono stati ripresi dall’Agi.

Coronavirus, quanto può resistere sulle superfici: il nuovo studio

Il coronavirus può restare attivo sulle superfici trasformandosi in una sottile pellicola, a seguito dell’evaporazione dell’acqua nelle particelle. Ciò significa che può aumentare il rischio di contagio dal punto di vista del tempo: secondo i ricercatori dell’Indian Institute of Technology di Bombay, infatti, il virus resisterebbe sulle superfici per diversi giorni.

Lo studio ha analizzato le reazioni dell’agente patogeno sul lungo periodo una volta entrato in contatto con diverse superfici.

Le particelle contenenti il coronavirus, secondo gli esperti, resterebbero infettive per giorni.

Una volta atterrate sulla superficie l’acqua evapora nel giro di pochi minuti, ma il virus sopravvive sotto forma di una pellicola protettiva che si deteriora in tempi diversi, a seconda del materiale su cui si posa.

Il team ha scoperto che l’acciaio inossidabile può mantenere inalterata la pellicola protettiva del virus per 24 ore.

Il rame per circa 16 ore, il vetro 80, mentre il polipropilene consente la sopravvivenza dell’agente patogeno per più di 150 ore.

Coronavirus, quanto resiste sulle superfici: tutti gli studi fatti

Il tema comunque non è nuovo: i ricercatori di tutto il mondo lo studiano ormai sin dallo scorso marzo.

La prima ricerca pubblicata è stata quella dei National Institutes of Health degli Stati Uniti: secondo loro “il coronavirus può resistere nell’aria fino a tre ore e sulle superfici per giorni: 24 ore sul cartone, 72 su plastica e acciaio”.

Studio contraddetto da una ricerca in Germania, dell’Università di Bonn, secondo cui le condizioni create in laboratorio sarebbero difficilmente replicabili nella vita quotidiana.

A fine marzo un altro studio americano, questa volta del Center for Disease Control and Prevention (CDC), ha affermato che il coronavirus “può resistere fino a un massimo di 17 giorni in superfici e ambienti esterni”. Il report aveva preso in esame quanto accaduto sue due navi da crociera, la Diamond Princess e la Grand Princess, messe in quarantena dopo la scoperta di casi di infezione.

Nuovo capitolo a giugno: sulla rivista Physics of Fluids, la stessa che ha pubblicato l’ultimo studio indiano, è stata diffusa una ricerca secondo cui “il coronavirus viaggia nelle goccioline di saliva e resiste sulle superfici da 3 secondi fino a 2 minuti“.

A settembre, invece, un documento pubblicato sugli Annals of Internal medicine, firmato da diversi gruppi di ricercatori, aveva concluso che “ci sono poche prove a sostegno della trasmissione del coronavirus attraverso le superfici”.

Il penultimo capitolo Era stato scritto a ottobre dai ricercatori australiani del Commonwealth Scientific and Industrial Research (Csiro), secondo cui il coronavirus resisterebbe “fino a 28 giorni su smartphone e banconote“.

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