Coronavirus, "una speranza per i prossimi mesi": parla Burioni
Il virologo ha fatto chiarezza sulla diffusione del virus in base al clima e sulle nuove scoperte
L’emergenza coronavirus non si arresta in Italia ma per i prossimi mesi “c’è una speranza”. Secondo il virologo Roberto Burioni, intervenuto a “Che tempo che fa”, si tratta del fatto che il virus si possa trasmettere “meno con climi più miti”. Dialogando con Fabio Fazio, come riporta Adnkronos, Burioni ha sottolineato: “Non sappiamo se sia così, se fosse così il contagio si attenuerebbe nei prossimi mesi. Ma, c’è un ma, dobbiamo stare pronti: potrebbe tornare in autunno“.
Coronavirus, il punto di Burioni sulle infezioni
“Siamo stati bravi – ha poi aggiunto Burioni in merito ai nuovi dati sulla diffusione del coronavirus -. Gli italiani sono stati in casa, i risultati sono molto positivi”.
Nel corso della puntata di “Che tempo che fa” su Raidue, Roberto Burioni ha aggiunto: “Diminuiscono gli ingressi in ospedale e in terapia intensiva, stiamo uscendo dall’emergenza che ci ha fatto tremare i polsi. Non dobbiamo mollare, non possiamo dare esatte” per la ripresa. “Dobbiamo cominciarci a preparare”.
Coronavirus, le nuove scoperte sul contagio
I medici, inoltre, “scoprono” ogni giorno nuovi aspetti del coronavirus e questo, a detta di Burioni, aiuterà a sconfiggerlo: “Stiamo imparando che la contagiosità è molto superiore a quella che pensavamo, gran parte dei contagi vengono da persone con sintomi insignificanti”.
“Tutti dobbiamo considerarci malati – ha evidenziato il virologo -, tutti potremmo essere infettivi: quando usciamo, tutti dovremmo portare le mascherine”.
Coronavirus, quando appaiono i sintomi: Burioni fa chiarezza
L’esperto ha poi fatto chiarezza sul modo in cui si propaga l’infezione e sui giorni che trascorrono dal contagio alla comparsa dei sintomi: “Dal momento in cui si viene infettati al momento in cui si manifestano i sintomi, passano 6-7 giorni solitamente“.
“Però – ha specificato – sappiamo che nei 3 giorni precedenti alla comparsa dei sintomi, la persona è contagiosa. Ci serve una grandissima quantità di test, ci serve la possibilità di tracciare e isolare i soggetti contagiosi”.