Coronavirus, Italia come la Cina? L'efficacia del modello cinese
Il modello cinese sta dando i suoi frutti nell'epicentro dell'epidemia di coronavirus, e potrebbe essere esteso in tutto il mondo
In Cina si continua a registrare un calo di contagi, che ieri sono scesi a 40 limitati all’Hubei, provincia epicentro dell’epidemia; nessun altro caso, per il secondo giorno di fila, nel resto del Paese. Calano anche i decessi, che sono 17. Si tratta di risultati che lasciano ben sperare a fronte del rischio di pandemia globale, sulla base dei quali Bruce Aylward, epidemiologo canadese dell’Oms, ha ribadito che “il modello” scelto da Pechino debba essere un riferimento da seguire per tutti.
In un’intervista al New York Times, Aylward, recatosi in Cina, ha evidenziato come Pechino abbia “saputo prendersi carico della salute dei cittadini”, mettendo in campo misure stringenti e numerose strumentazioni mediche all’avanguardia.
Coronavirus, il modello cinese
Le misure adottate in Cina, nonostante l’efficacia, sono state attuate dopo che “la polmonite anomala” a Wuhan era sorta già a novembre, finendo per essere sottovalutata dalle autorità almeno fino a dicembre. Il 23 gennaio è arrivata la svolta, quando Pechino ha imposto la chiusura per quarantena dell’Hubei, provincia con 60 milioni di persone, mentre contagi e morti si moltiplicavano a livello esponenziale.
Mentre in Italia il premier Conte fa appello alla “responsabilità” dei cittadini, così la Cina ha fermato l’avanzare del coronavirus: bloccando collegamenti stradali, ferroviari e aerei, congelando totalmente l’economia per evitare che i luoghi di lavoro diventassero dei focolai di contagio. A Wuhan, il capoluogo, le regole sono state ferree: spesa alimentare online e consegna per comprensori per ridurre al minimo i contatti, obbligo tassativo di restare in casa.
Coronavirus, Xi Jingping a Wuhan
Domenica a Wuhan si sono avuti 36 nuovi infetti su 11 milioni di abitanti, mentre oggi saranno chiusi gli ultimi due dei 16 ospedali d’urgenza. Sempre oggi, il presidente cinese Xi Jinping si è recato proprio nel capoluogo per porgere i suoi saluti ai “lavoratori del settore sanitario, ai funzionari militari e ai soldati, ai lavoratori della comunità, agli ufficiali di polizia, ai funzionari e ai volontari che hanno combattuto l’epidemia in prima linea, così come ai pazienti e ai residenti durante la sua ispezione”.
Pechino, “da difendere a ogni costo”, su esplicita volontà del presidente Xi Jinping è stata blindata: 827mila persone, quasi tutti lavoratori migranti, sono ancora in quarantena al rientro dopo il lungo Capodanno lunare. I controlli sono stringenti e regole inderogabili sono state estese in ogni ambito, anche per lo shopping.
Obbligatorio l’uso generale della mascherina, nei supermercati lo spazio intorno a ogni cliente deve essere di 2 metri quadrati ed è onere dei gestori, pena sanzioni, il rispetto della norma. Persino l’economia si è fermata, pur di contrastare il coronavirus.