Coronavirus, isolato ceppo italiano. Cosa significa, gli scenari
I ricercatori del Sacco hanno isolato il ceppo di tre pazienti italiani affetti dal coronavirus
Un mese fa tre ricercatrici italiane hanno isolato il coronavirus allo Spallanzani di Roma. Ora anche il ceppo italiano del virus ha un volto. Ci hanno lavorato nel laboratorio universitario dell’Ospedale Sacco di Milano, diretto dal professor Massimo Galli, la professoressa Claudia Balotta, le ricercatrici precarie, Alessia Lai, Annalisa Bergna e Arianna Gabrieli, il collega polacco Maciej Tarkowski, anche lui precario, insieme al professore associato Gianguglielmo Zehender, esperto di igiene applicata.
In sei giorni e sei notti di lavoro hanno isolato il ceppo di tre pazienti italiani affetti dal virus. “Siamo riusciti a isolare virus autoctoni – ha spiegato il professor Galli, direttore dell’Istituto di Scienze Biomediche dell’Università di Milano – molto simili tra loro, ma con le differenze legate allo sviluppo in ogni singolo paziente”.
Una scoperta che consentirà di “seguire le sequenze molecolari e tracciare ogni singolo virus per capire cos’è successo, come ha fatto a circolare e in quanto tempo” e soprattutto che cosa lo differenzia dal virus isolato alla Spallanzani. Il passo successivo sarà quello di studiare lo sviluppo di anticorpi e quindi di vaccini e di cure da parte dei laboratori farmaceutici.
“Il ceppo che abbiamo isolato – ha spiegato la professoressa Balotta – è di pazienti che si sono infettati in Italia e questo consente di studiarne le caratteristiche biologiche, l’infettività e la virulenza”. In particolare con il sequenziamento molecolare sarà possibile “tracciarne il percorso nella popolazione italiana, per appurare se i due focolai siano effettivamente due o è uno solo, con la certezza non solo del dato anamnestico, relativo alla storia clinica del paziente, ma anche con lo studio sul genoma presente nei diversi pazienti”.
In qualche modo, aggiunge Balotta, sarà possibile “fare la datazione di ogni singolo virus per capire da quanto tempo circola in Italia”. Una scoperta dalle molteplici potenzialità in quanto l’Istituto di Scienze Biomediche è pronto a “isolare i virus di tutti i pazienti ricoverati” e a “collaborare con tutti coloro i quali ci chiederanno l’isolato” per trovare nuovi farmaci, oltre a quelli già sperimentati su Ebola e anche i possibili vaccini.
Si deve “meglio definire che cosa è successo nelle aree lombarde “contaminate” dal coronavirus” e “capire se e come è esistito un paziente “zero”, cioè quello che ha dato il via al contagio”. Poi “c’è un piccolo mistero da risolvere: perché i bambini al momento sembrano essere immuni? Queste nuove scoperte possono aiutare a trovare una risposta”, aggiunge il professor Galli.