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Coronavirus, dagli asintomatici al caldo: cosa ancora non si sa

Tutto quello che ancora non si sa sul coronavirus: dagli asintomatici agli effetti del caldo

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato il:

Nel pieno dell’emergenza coronavirus che ha colpito l’Italia (e non solo), sono tanti ancora gli interrogativi aperti sul cosiddetto Covid-19. Lo stesso Direttore Regionale dell’OMS per l’Europa, Hans Kluge, ha ammesso: “Del Covid-19 sappiamo ancora poco su come agisce e come si trasmette”. Il quotidiano ‘La Stampa’, con il contributo di alcuni esperti, ha tentato di far chiarezza su alcune domande ricorrenti riguardanti il coronavirus.

Gli asintomatici possono trasmettere il virus? Mentre in un primo momento, dall’analisi dello sviluppo dell’infezione in Cina, sembrava di no, alcuni nuovi casi (inclusi i focolai italiani) hanno messo in discussione questa ipotesi. Sembra smentita, inoltre, anche la teoria secondo cui la trasmissione del virus da un asintomatico, oltre che più rara, sia anche meno pericolosa (nella convinzione che chi non ha sintomi avrebbe anche una carica virale bassa).

Secondo uno studio cinese pubblicato sulla prestigiosa rivista “New England of Medicine Journal”, anche chi non ha sintomi può trasmettere l’infezione e l’unico modo per evitarlo è mettere in quarantena chi ha avuto contatti con le zone a rischio.

Il coronavirus si trasmette solo attraverso starnuti e tosse? A rispondere a questa domanda è Carlo Signorelli, professore di Igiene pubblica al San Raffaele di Milano: “Per trasmettere il virus bastano delle semplici secrezioni. Anche l’aria che emettiamo respirando può contenere delle particelle”.

Uno studio internazionale di qualche anno fa su altri coronavirus avrebbe dimostrato la loro capacità di sopravvivere anche fino a 9 giorni sopra le “superfici inerti”. Per gli esperti dell’Iss, però, questa sarebbe una modalità “ampiamente improbabile di trasmissione”.

Il coronavirus italiano è più aggressivo? L’Iss e il Policlinico militare del Celio di Roma hanno sequenziato il “ceppo lombardo del virus”, trovando una “elevata similitudine con quello di Wuhan”, la cui evoluzione è stata studiata dall’equipe di Massimo Ciccozzi, epidemiologo molecolare dell’Università Campus Bio-Medico di Roma.

Ciccozzi ha rassicurato: “Qualche mutazione nel tempo c’è stata, ma fortunatamente nessuna che gli abbia fornito qualche vantaggio”. Poi, però, ha aggiunto: “Non possiamo nemmeno affermare che si stia depotenziando”.

Il caldo può fermare il coronavirus? Gli altri virus della stessa famiglia del Covid-19 generano banali raffreddori e solitamente vanno in “letargo” con l’arrivo della bella stagione. La lenta diffusione dei contagi nei paesi più caldi sembrerebbe avvalorare la tesi secondo cui il caldo fermerebbe il coronavirus, ma questa tesi, ha precisato lo stesso Ciccozzi, “non ha alcuna evidenza scientifica”.

Un’altra possibile causa di rallentamento dell’epidemia nei paesi più caldi, infatti, potrebbe essere legata alle minori occasioni di incontri e permanenza in luoghi chiusi.

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Coronavirus, dagli asintomatici al caldo: cosa ancora non si sa Fonte foto: Ansa
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