Coronavirus, Crisanti sui casi dall'estero: i rischi per l'Italia
Il professore Andrea Crisanti sottolinea i pericoli derivanti da chi entra in Italia: "Investire sui tamponi in aeroporto"
Il problema principale del coronavirus, secondo gli esperti, è che la pandemia non è allo stesso punto nei vari Paesi. Alcuni – come l’Italia – sono riusciti a contenerla, altri – come Brasile e Stati Uniti – invece hanno a che fare con migliaia di nuovi casi al giorno. Ciò rappresenta un rischio notevole per tutti, essendo il mondo interconnesso e globalizzato. In questo scenario hanno un ruolo cardine le frontiere e le misure previste per chi entra in una nazione. La quarantena non funziona, perché non sempre viene rispettata: lo dimostrano i nuovi focolai registrati per esempio in Lazio e in Veneto
Secondo Andrea Crisanti, docente di Microbiologia dell’Università di Padova e volto principale insieme a Luca Zaia della gestione dell’emergenza in Veneto, ha detto di essere sorpreso della “sottovalutazione del problema dei casi di importazione“.
Ci sono infatti Paesi “come la Corea o la Nuova Zelanda” che svolgono controlli sicuramente più rigorosi all’ingresso.
Crisanti ha ricordato che il lockdown è costato “il 9% del nostro Pil, circa 150 miliardi di euro: evitiamo che tutto sia stato inutile”. Come? Secondo l’esperto si dovrebbero fare investimenti per controllare chi entra in Italia, con tamponi in aeroporto e i codici dei biglietti aerei, così da sapere “con precisione da dove arriva un passeggero, anche se sbarca formalmente da Lisbona o Francoforte perché lì ha fatto scalo“.
Anche per questo il professore è certo che a ottobre i focolai, nel nostro Paese, saranno sempre più frequenti.
Italia a rischio, l’epidemia cresce nei vicini Balcani
E tra le zone in cui il coronavirus sta crescendo in maniera evidente e pericolosa ci sono i Balcani. Questo rappresenta un rischio per l’Italia, data la vicinanza geografica.
Lo dimostra la storia dell’imprenditore di Vicenza, che dopo un viaggio tra Bosnia e Serbia e rientrato col virus.
In Serbia domenica ci sono stati 302 nuovi casi, praticamente il doppio di quelli registrati in Italia: e la Serbia ha un decimo degli abitanti rispetto al nostro Paese.
Il Kosovo ha avuto 178 casi in un giorno, ma in totale ha poco più degli abitanti della Liguria.
In Bosnia, invece, 141 i positivi su un totale di 3,3 milioni di abitanti.
Le cose non vanno poi tanto meglio in Macedonia, Albania e Montenegro, così come dall’Est Europa: in Romania si procede con circa 400 casi al giorno, dati in aumento anche in Bulgaria, Moldavia Ucraina e ovviamente Russia.
I rischi del Bangladesh
Ci sono poi comunità straniere fortemente radicate in Italia. Una di queste è quella del Bangladesh: molti cittadini sono tornati a Dacca quando hanno visto che in Italia l’epidemia stava crescendo.
Ora che è in discesa sono pronti a rientrare, dato che nel loro Paese la situazione sta peggiorando.
Occhio anche a Usa, Brasile, Messico, Perù, Cile e Marocco
I pericoli non sono solamente a Est. L’Italia ha forti legami, lavorativi e affettivi, con Stati Uniti, Brasile, Messico, Perù e Cile.
Diversi brasiliano sono atterrati a Roma facendo scalo a Lisbona, e la speranza è che osservino la quarantena.
I rischi arrivano anche dal Mediterraneo: il Marocco registra sempre più nuovi casi. Anche in Israele i numeri sono in aumento.