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Virus nell'aria: tra ventilazione e tono di voce, come difendersi

Il coronavirus si trasmette anche per via aerea: ecco come difendersi dalle goccioline più piccole

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Con l’apertura dell’Oms alla possibilità che il coronavirus si trasmetta per via aerea con le goccioline più piccole in grado di viaggiare più lontano, sono in molti a chiedersi come fare per difendersi dal contagio. Tra tono di voce e ventilazione degli ambienti, la risposta è arrivata da Giorgio Buonanno, professore ordinario di Fisica tecnica ambientale all’Università degli Studi di Cassino e alla Queensland University of Technology di Brisbane (Australia). Buonanno è tra i 239 scienziati che hanno allertato l’Oms sulla trasmissione aerea del Sars-CoV-2.

Coronavirus, trasmissione aerea: come avviene

Prima di tutto, lo scienziato italiano ha spiegato al Corriere della Sera che il contagio per via aerea “avviene per inalazione dell’aerosol emesso da un soggetto infetto” tramite “goccioline di diametro inferiore a 10 micron“. Bisogna però “inalare un’adeguata quantità di carica virale, ovvero una dose infettante – ha aggiunto -. Inoltre questo virus ha un tempo di dimezzamento della carica virale di circa un’ora”.

Mentre per le “goccioline ‘grandi’ (droplet, diametro superiore ai 10 micron) la gravità agisce in modo importante, portandole di fatto al suolo in pochi secondi”, ha dichiarato Buonanno, “le goccioline più piccole (aerosol) sono invece soggette ai fenomeni di evaporazione e rimangono in sospensione in aria per tempi molto lunghi: hanno quindi la possibilità di muoversi per tratti molto più lunghi rispetto ai droplet”.

Se una persona ha una bassa carica virale, ha precisato l’esperto, “il rischio esiste anche in questo caso, ma notevolmente ridotto. Il soggetto infetto emetterà una minore carica virale e, quindi, in condizioni di buona ventilazione e ridotti tempi di esposizione, il rischio sarebbe basso”.

Coronavirus nell’aria: come difendersi dalle goccioline

Difendersi dalle goccioline più piccole ha senso soprattutto negli “ambienti chiusi di dimensioni ridotte e con limitata ventilazione“, ha spiegato Buonanno.

Il modello messo a punto per calcolare il livello di rischio si basa sul “carico virale emesso dal soggetto infetto (quanta, dove un quantum rappresenta una dose infettante), il numero di ricambi orari dell’aria (ventilazione), la volumetria del locale, i tempi di esposizione.

L’attività del soggetto influisce sulla quantità di virus emessa: in particolare, “un soggetto che parla ad alta voce può emettere 100 volte più carico virale rispetto allo stesso soggetto in silenzio”, ha rivelato lo scienziato.

Così, per rendere sicuri gli ambienti come le scuole e gli ospedali, gioca un “ruolo fondamentale” la ventilazione: “Purtroppo in Italia – ha dichiarato Buonanno – la cura della qualità dell’aria degli ambienti indoor non è mai stata affrontata, delegando alla semplice ventilazione naturale (aria che passa attraverso porte e finestre) il compito di ‘ripulire’ l’aria negli ambienti”.

Coronavirus nell’aria: quali mascherine usare

Oltre a evitare di parlare ad alta voce, per difendersi dalle goccioline di diametro inferiore a 1o micron, porrebbero non bastare le mascherine più diffuse: “Questo perché le mascherine chirurgiche nascono per particelle di dimensioni maggiori di 10 micron”.

“A differenza delle mascherine chirurgiche – ha sottolineato lo scienziato italiano -, i filtri facciali (FFP2, FFP3, N95) hanno un’efficienza di filtrazione molto elevata, anche per le tipiche dimensioni dell’aerosol”.

Distanziamento sociale, smog e aria condizionata: le risposte

Il professor Buonanno si è espresso anche sull’importanza del distanziamento sociale: ” È condizione necessaria ma non sufficiente – ha dichiarato – per non avere contagi per via aerea negli ambienti chiusi. Con il distanziamento si evita di entrare in contatto con i droplet, le goccioline più grandi, che cadono in prossimità del soggetto infetto”.

Per quanto riguarda lo smog, invece, “non c’è alcuna relazione tra la diffusione del contagio da Sars-CoV-2 e il particolato atmosferico”, ha spiegato Buonanno aggiungendo che è “impossibile, per il soggetto sano, inalare una sufficiente dose infettante”.

Anche “l’aria condizionata non ha alcun ruolo nella trasmissione del contagio per via aerea”, ha aggiunto.

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Coronavirus, quali sono i farmaci che si stanno sperimentando Fonte foto: Ansa
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