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Come si vive in carcere oggi tra sovraffollamento e suicidi: le emergenze delle prigioni in Italia

Dopo l'evasione di 7 detenuti dal carcere minorile di Milano, si è riaperto il dibattito pubblico sul sovraffollamento e l'emergenza suicidi

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Anche quest’anno ci sono stati atti di violenza a ridosso delle feste nelle carceri italiane. I due episodi più famosi sono l’evasione dall’istituto per minori Beccaria di Milano e le bombe molotov fatte esplodere fuori dalla sezione femminile di Rebibbia di Roma. Eventi che hanno spinto anche il mondo della politica e dei sindacati a riaprire il dibattito sulle condizioni dei detenuti e degli operatori di polizia penitenziaria nel nostro Paese.

L’appello dei sindacati al Governo: “Serve un decreto Carceri”

Gennarino De Fazio, segretario nazionale di Uil Pubblica Amministrazione, ha dichiarato che serve un “decreto Carceri” per affrontare “l’emergenza” e potenziare il personale dei penitenziari, dove mancano 18 mila agenti. E poi una legge delega per una riforma completa del sistema. Stiamo pagando il “sostanziale disinteresse della politica prevalente e dei governi”, ha sottolineato, commentando l’evasione di 7 detenuti dal carcere minorile Beccaria.

Dello stesso avviso anche Giuseppe Moretti, presidente dell’Uspp, l’Unione sindacati di Polizia, che ha parlato di un “segnale preoccupante” che impone una “risposta immediata del Governo” in termini di investimenti per mettere in sicurezza gli operatori e il sistema carcere “ormai sempre più a rischio implosione” ed esposto al verificarsi di rivolte ed episodi di violenza, con morti, feriti e danni.

Carceri sovraffollate in Italia: l’occupazione è oltre il 110%

È lecito chiedersi dunque perché i lavoratori del settore e le associazioni che tutelano i diritti dei detenuti siano sul piede di guerra. Per trovare le risposte a ogni dubbio, basta analizzare i dati raccolti negli ultimi anni, da cui emerge una fotografia delle carceri italiane che lascia poco spazio alle interpretazioni, e che mostra tutta l’urgenza di rivedere i meccanismi che regolano la vita e il lavoro nelle carceri.

A fornire i numeri è la Sezione statistica dell’Ufficio del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria. I detenuti maggiorenni incarcerati in Italia al 30 novembre 2022 sono ben 56.524. Si trovano in 189 istituti in tutto il Paese. Solo 2.389 sono donne e rappresentano il 4,23% del totale. Si trovano nelle carceri italiane ben 17.882 stranieri, che rappresentano il 31,64% del totale. Il dato più importante, però, riguarda il sovraffollamento delle carceri italiane.

I posti disponibili in tutta Italia sono solo 51.333. Sono calcolati sulla base del criterio di 14 mq per ogni detenuto. Lo stesso per cui viene concessa l’abitabilità alle abitazioni. Si tratta dunque di una stima, ma che serve per evidenziare un problema particolarmente importante: il sovraffollamento delle carceri. Che nel nostro Paese sono piene al 110,11%.

Mediamente la popolazione carceraria maggiorenne è stata pari a 57.400 unità nel decennio che va dal 2012 al 2021. L’unico anno in cui l’occupazione dei penitenziari è calata considerevolmente è stato il 2006, quando è stato approvato un indulto che ha liberato molti detenuti. I detenuti minorenni sono poche centinaia, ma anche negli istituti per minori si sta assistendo agli stessi problemi.

La popolazione carceraria, che rappresenta meno dello 0,1% di quella totale residente in Italia – una percentuale molto più basa rispetto a quelle di altri Paesi europei – vive da anni in condizioni di disagio. I mancati interventi sugli edifici e la chiusura di alcune strutture hanno sollevato la questione della mancanza dello spazio vitale per chi si trova a scontare una pena.

Con la cronica carenza di personale di polizia penitenziaria e ausiliario, è facile capire come all’interno delle prigioni della Penisola ci siano le condizioni ideali per far scoppiare, su base periodica, rivolte e brutalità. Soprattutto a ridosso delle feste, quando il morale dei detenuti è a terra. E quando non si verificano episodi di violenza verso altri, la frustrazione e la rabbia sono rivolti a se stessi.

Allarme suicidi in carcere: quanti detenuti si tolgono la vita

In cella si muore soprattutto quando fuori è festa. Lo ha ricordato anche quest’anno il Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma, che ha lanciato l’allarme sui suicidi in carcere. Nei primi 11 mesi del 2022 se ne sono verificati ben 79. Una vera emergenza, con numeri mai così alti negli ultimi 10 anni. Nel 2012 la popolazione carceraria contava 12 mila persone in più, e quell’anno si verificarono 23 suicidi in meno.

Le morti per mano propria rappresentano quasi la metà del totale dei decessi avvenuti nelle prigioni italiane quest’anno, 194 in totale, suddivisi come segue.

  • 82 per cause naturali.
  • 79 per suicidio.
  • 30 per cause da accertare.
  • 3 per incidenti.

Dal 2012 a oggi ben 583 detenuti hanno deciso di togliersi la vita. Rispetto al resto della popolazione, l’incidenza dei suicidi tra i detenuti è più alta di ben 15 volte.

Chi sono i detenuti suicidi e cosa sappiamo della loro storia

Analizzando le informazioni dei 79 detenuti che si sono suicidati in carcere in Italia nel corso del 2022, è emerso quanto segue.

  • 74 erano uomini e 5 erano donne.
  • 46 erano italiani e 33 stranieri provenienti da 16 diversi Paesi.
  • 33 avevano vivevano in condizioni di disagio psichico o sociale.
  • 33 avevano tra i 26 e i 39 anni, 28 tra i 40 e i 54 anni e 9 tra i 18 e i 25 anni. Il più anziano aveva 83 anni e sarebbe uscito dal carcere nel 2030. Si è tolto la vita mentre si trovava in isolamento per Covid.
  • 36 stavano scontando una condanna definitiva, 31 erano in attesa di primo giudizio, 7 stavano aspettando un giudizio d’appello.
  • 39 dovevano scontare pene inferiori ai 3 o ai 5 anni.

Come si vive in carcere oggi tra sovraffollamento e suicidi: le emergenze delle prigioni in ItaliaFonte foto: ANSA
Agenti all’esterno del Beccaria di Milano dopo l’evasione di 7 detenuti minorenni.

Perché ci si uccide di più in carcere all’inizio e sotto le feste

Sono dati che certo non spiegano a fondo i motivi dietro un gesto simile, ma che servono come punto di partenza per raccontare le storie di persone che altrimenti sarebbero freddi numeri. E che hanno deciso di farla finita soprattutto a ridosso delle feste, quando negli istituti mancano il personale e i volontari, e si riducono le attività culturali, compresa quella scolastica, e le interazioni sociali.

Un’altra informazione da tenere in considerazione è che la maggior parte dei detenuti suicidi, il 62%, ha scelto di compiere l’estremo gesto nei primi 6 mesi di detenzione. Un quarto addirittura nei primi 3 e uno su cinque nei primi 10 giorni di permanenza in carcere.

Il Garante spiega nel report che la durata della pena ancora da scontare o della carcerazione preventiva spesso non appaiono determinanti nella scelta di una persona detenuta di togliersi la vita. “In questi casi sembra piuttosto che lo stigma percepito dell’essere approdati in carcere costituisca l’elemento cruciale che spinga al gesto estremo”, viene sottolineato nel documento.

rebibbia Fonte foto: ANSA
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