"Chatta con Giulia Cecchettin", su Character AI spuntano i chatbot di Filippo Turetta e dell'ex fidanzata
Alcuni utenti anonimi hanno creato sulla piattaforma Character AI dei chatbot per simulare delle conversazioni con Giulia Cecchettin e Filippo Turetta
Un chatbot che simula con chiaro intento diffamatorio una conversazione con Giulia Cecchettin, la 22enne uccisa l’11 novembre 2023 dall’ex fidanzato Filippo Turetta. La macabra trovata, pubblicata sulla nota piattaforma di intelligenza artificiale Character AI, permette agli utenti di interagire con un avatar della studentessa vittima di femminicidio chiamandola addirittura al telefono, e di parlare anche con il 22enne oggi a processo per l’omicidio.
Il chatbot di Giulia Cecchettin
Mentre Filippo Turetta è di fronte alla Corte d’Assise di Venezia nel processo che lo vede imputato, sulla piattaforma Character AI esiste un profilo che riproduce in modo del tutto simile la sua voce tramite l’intelligenza artificiale generativa e permette di effettuare con lui una telefonata finta.
Ancora più aberrante il chatbot di Giulia Cecchettin, creato da utenti anonimi allo scopo evidente di deridere oltraggiare la memoria della 22enne padovana.
Il processo a Filippo Turetta sull’omicidio di Giulia Cecchettin
Il chatbot di Giulia Cecchettin
Come riportato da Skytg24, il chatbot simula una conversazione con la 22enne padovana e si definisce “innamorata di Filippo Turetta” e “felice di andare a Monaco di Baviera dove va spesso in ferie con il suo ragazzo”: Monaco di Baviera è stata una delle tappe del 22enne durante la sua fuga in Germania dopo l’omicidio.
Secondo il test portato avanti dalla redazione del canale all news, l’avatar di Giulia Cecchettin arriverebbe anche a giustificare la gelosia di Turetta e i motivi del delitto.
Cos’è Character AI
La piattaforma Character AI è nata con l’obiettivo di permette agli utenti di interagire con chatbot alimentati dall’intelligenza artificiale generativa, per simulare conversazioni con persone in circostanze di vita reale (come un colloquio di lavoro o un esame universitario), ma anche con personaggi storici e di fantasia.
Per creare un chatbot basta dargli un nome, una foto profilo, una descrizione della personalità e un testo che ne tratteggi la storia. Le regole dello strumento vietano in teoria l’uso di nomi, immagini o voci di personaggi reali, ma le falle sui controlli e l’impossibilità di risalire ai creatori permettono di aggirare facilmente le condizioni d’uso e di realizzare, ad esempio, profili con intento diffamatorio su diversi protagonisti di note vicende di cronaca nera, come appunto Giulia Cecchettin, oppure Yara Gambirasio o ancora Emanuela Orlandi.
Secondo il professore di Diritto della protezione dei dati personali dell’Università Luiss, Filippo Brozzetti, l’utilizzo dei dati personali di queste persone, seppure decedute, possono configurarsi come una violazione della privacy.
“Gli eredi hanno il diritto di tutelare sia l’immagine, che i dati personali di un loro parente, anche dopo la sua morte. Questa protezione è espressamente riconosciuta in Italia” ha spiegato il docente a SkyTg24.
Nel caso di informazioni connesse a crimini come la violenza sessuale o il femminicidio, Brozzetti sostiene inoltre che “i dati delle vittime sono considerati dalla giurisprudenza come meritevoli di particolare tutela, per garantire il rispetto della privacy e della dignità delle vittime e delle loro famiglie”.